The Fighter - la recensione

Un pugile cerca di emergere, nonostante un fratello drogato e una madre oppressiva. Più che un film sportivo, una pellicola sulla famiglia e i rapporti umani, con delle grandi interpretazioni...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo The Fighter
RegiaDavid O. Russell
Cast
Mark Wahlberg, Christian Bale, Amy Adams, Melissa Leo, Dendrie Taylor, Jack McGee
Uscita11-03-2011La scheda del film

Diciamolo subito: The Fighter è il film sul pugilato meno interessato al pugilato che abbia mai visto. Ma considerando il risultato finale, non è il caso di prenderla come una critica.

Semplicemente, si tratta di un titolo che vuole parlare di persone più che di sport (i combattimenti occuperanno circa quindici minuti di film e peraltro in alcuni casi non sono troppo convincenti), anche maggiormente rispetto al film a cui spesso è stato accostato, ossia Rocky, che era decisamente più ottimista di The Fighter. Sì, il punto di arrivo è decisamente scontato (e non solo perché si tratta di una storia realmente accaduta, pur con le ovvie libertà narrative), ma il percorso è molto più tortuoso e interessante di quanto si sarebbe potuto pensare. In effetti, non hai mai l'impressione (neanche alla fine) che il rapporto tra questi protagonisti sia sereno, anzi sembra di assistere al massimo a una tregua armata.

Così, ci troviamo di fronte a un circo di fauna urbana che David O. Russell riesce a raccontare in maniera molto naturale e credibile. Stupisce soprattutto la mancanza di facile sentimentalismo nel descrivere gli aspetti più crudi di queste vite, un po' come se il realizzatore si fosse immedesimato nella troupe della HBO che lavora a un documentario sul pugile in disgrazia. O forse, ripensando alle sue difficoltà con gli attori e ai risultati dell'ultimo film, che lo hanno reso una sorta di paria, ha pensato di poter risorgere dalle ceneri come avviene per i protagonisti della pellicola.

Le interpretazioni sorprendono, non perché siano molto buone (questo era stato annunciato decisamente e viene confermato dalla visione), ma per i singoli casi. Infatti, si era parlato soprattutto di Christian Bale e di Melissa Leo, peccato che io abbia apprezzato di più Mark Wahlberg e Amy Adams. D'altra parte, non mi sorprende che Bale e la Leo si notino maggiormente. Lui, tanto per cambiare, cambia decisamente (aspetto, forma fisica, ruolo) ed è sicuramente autore di un'interpretazione notevole. Tuttavia, troppe le scene in cui viene un po' lasciato a ruota libera, nell'incarnazione un po' scontata del junkie sregolato. Anche Melissa Leo è brava, ma mi sarei aspettato (o sperato) una prova più sottile e magari anche un personaggio scritto un po' meglio, visto che così sembra semplicemente una fanatica. Tuttavia, in almeno un paio di momenti mette i brividi per quello che fa, quasi come una versione edulcorata della madre di Animal Kingdom.

Così, ecco che viene trascurato Mark Wahlberg, che però regge tutto il film, rendendo credibili e avvincenti scelte che magari sulla carta difficilmente riuscirebbero a convincere. E Amy Adams? Beh, una che passa dalla principessa di Come d'incanto all'antitesi di una 'nobile' (e ricordandoci sempre tutto quello che ha fatto in mezzo) è semplicemente la miglior attrice della sua generazione, senza discussioni.

Tutti comunque regalano dei momenti privati molto intelligenti, che riescono a non rientrare nel già visto, come avviene in tante pellicole simili. Penso soprattutto a un magnifico confronto tra Bale e la Adams verso la fine, ma anche in una sorta di sberleffo ai cinefili legato ai film coi sottotitoli. Meno convincenti certi momenti più visionari, come quelli in prigione.

Insomma, magari rimarremo sempre nel dubbio di come sarebbe stato il film diretto da Aronofsky, che per lungo tempo doveva occuparsene. Ma certo non è il caso di lamentarsi, considerando il buon lavoro svolto da Russell e soci...

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