FIFA 18, il nuovo standard delle simulazioni calcistiche - Recensione

Torna il calcio secondo EA Canada: la recensione di FIFA 18

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C’è poco da fare, EA Sports non ha vinto, ha stravinto. Gli anni del dominio di Winning Eleven prima e dello scontro di civiltà fra i sostenitori di FIFA e Pro Evolution Soccer sembrano sempre più lontani. La creatura degli studi di Vancouver, dopo aver sorpassato il diretto concorrente fra il 2010 e il 2011, veleggia ormai nell'iperuranio del gaming, dominando senza reali avversari il settore delle simulazioni calcistiche.

FIFA 18 prosegue sulla strada iniziata dal suo diretto predecessore dello scorso anno e, anziché proporre innovazioni radicali, sistematizza gli ottimi fondamenti gettati con l’integrazione del Frostbite engine. Sul fronte tecnico, infatti, il miglioramento, seppur non radicale, appare subito evidente, i giocatori sono molto più simili alle loro controparti reali (almeno per le squadre più importanti, per l'Italia purtroppo solo la Juventus) con movimenti fluidi, animazioni molto meno legnose e transizioni tra un'animazione e l'altra ormai pressoché perfette. Pure la fisica del pallone ci regala rimbalzi, tiri e palleggi che svelano le ottime qualità del motore di casa EA e conferma una volta di più come, in questa era di altissima risoluzione, 3D e HDR il vero senso per la potenza di calcolo delle console moderne sia, alla fine, nella possibilità di gestire variabili fisiche sempre più complesse, con buona pace degli esegeti della grafica.

[caption id="attachment_178101" align="aligncenter" width="1920"]FIFA 18 screenshot La fisica dei movimenti e della palla è di livello eccellente[/caption]

Sul fronte del gaming puro, rispetto ai predecessori, FIFA 18 pare prediligere uno stile di gioco più aggressivo, a metà campo e sotto rete il passaggio classico (quello non filtrante) è decisamente efficace, mentre i tiri, pure da fuori area, sono quasi sempre pericolosi, soprattutto giocando con le squadre più blasonate. Questo nuovo approccio costringe i veterani a rivedere alcune strategie ormai classiche: il controllo di palla classico funziona molto meno bene, mentre le azioni su contropiede sono quasi sempre pericolose. Non si può dire se questo ribilanciamento del gioco sia positivo o negativo, di certo accontenterà chi cerca un gameplay meno ingessato, ma non ci stupiremmo se qualche fan di vecchia data avesse da storcere il naso.

"FIFA è ormai una serie completa, che tenta, pure coraggiosamente, di esplorare meccaniche e dinamiche spesso lontane dagli sportivi canonici"Oltre alle modalità classiche, però, FIFA è ormai una serie completa, che tenta, pure coraggiosamente, di esplorare meccaniche e dinamiche spesso lontane dagli sportivi canonici. Lo scorso anno, col personaggio di Alex Hunter e la modalità Il Viaggio i ragazzi di EA Canada avevano provato - con discreto successo - a dare un’anima alla serie, oggi, con FIFA 18, l’operazione si spinge di qualche passo più avanti: le vicende del nostro equivalente videoludico di Oliver Hutton sono narrate con perizia e, al netto di qualche forzatura in termini narrativi, riescono a dare l’idea di una storia in divenire che, seppur condotta su binari rigidissimi, riesce a intrattenere, mentre il giocatore passa da un match all’altro. Un po’ di interattività in più, tutto sommato, sarebbe stata gradita ma, se abbiamo imparato a conoscere il team di sviluppo non passerà troppo tempo prima che The Journey arrivi ai crismi di una vera e propria avventura interattiva, con bivi, scelte “morali” e, addirittura, finali alternativi.

In generale, per quanto ancora grezzo, il tentativo di ibridare il titolo sportivo per eccellenza, FIFA, con una cornice narrativa intrigante, per quanto limitata, si apprezza senza troppi patemi, anche se, come ovvio, continua a non rappresentare il centro nevralgico dell’intera produzione.

[caption id="attachment_178100" align="aligncenter" width="1920"]FIFA 18 screenshot La modalità Il Viaggio ritorna, più profonda che nella sua prima incarnazione[/caption]

Concludendo, FIFA 18 ha valori produttivi altissimi, un comparto tecnico sempre più solido e, ormai, rischia pure di rivaleggiare con titoli dall'impostazione più narrativa. Si può chiedere altro a un gioco che rappresenta comunque l’apice del suo genere di appartenenza? Probabilmente no.

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