FFF 2017 - A Silent Voice, la recensione del film

Al Future Film Festival abbiamo visto per voi A Silent Voice, scritto da Reiko Yoshida e diretto da Naoko Yamada

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

A Silent VoiceÈ iniziata ieri, a Bologna, la 19° edizione del Future Film Festival, manifestazione cinematografica dedicata in particolare all'animazione tradizionale e digitale. Tra le prime proiezioni, A Silent Voice, lungometraggio animato recentemente annunciato da Dynit, uno dei più grandi successi anime del 2016 in patria, secondo solamente al fenomeno mondiale Your Name.

Il film, scritto da Reiko Yoshida (Virtua Fighter, Digimon Adventure) e diretto da Naoko Yamada (K-On!, Tamako Market), è tratto dall'omonimo manga di Yoshitoki Oima, sette volumi pubblicati nel 2015 da Star Comics.

Il tema principale della vicenda è al centro dell'attenzione in queste settimane, grazie alla popolarità del serial TV Tredici: il protagonista, infatti, nella prima scena tenta il suicidio a causa del bullismo; ma a differenza della serie Netflix, è lui ad aver maltrattato una compagna di classe.

Gli episodi violenti risalgono alle elementari, quando il giovane Ishida non si faceva problemi a prendere di mira la nuova arrivata Nishimiya, una bambina sorda. Il ragazzo cresce e dopo anni è ancora divorato dai sensi di colpa per ciò che ha fatto. La sceneggiatura esplora in modo approfondito il percorso del ragazzo verso il perdono e la redenzione, non solo da parte delle vittime e delle persone a loro vicine, ma soprattutto da se stesso; un tema delicato, affrontato senza alcuna indulgenza nei confronti del protagonista.

L'altro elemento principale del film è la difficoltà di comunicazione, chiaramente uno dei principali ostacoli per Nishimiya, costretta ad aggirarsi con un quaderno che le permette di esprimere i suoi pensieri. Anche Ishida ha problemi a relazionarsi con il prossimo, preferendo evitare di rivolgersi a chi considera solamente una comparsa nella propria vita, condizione rappresentata con uno stratagemma buffo ed efficace: i volti delle persone attorno al ragazzo sono infatti coperti da una "X" grossolana, che si stacca e cade al suolo quando decide di avviare una conversazione con qualcuno.

A Silent Voice sfrutta tipologie di personaggi e dinamiche tipiche dell'animazione giapponese: Nishimiya è una ragazzina moe ai limiti della tolleranza, Ishida è il liceale bizzarro con un atteggiamento duro che cela però un carattere da svelare.

Anche visivamente, il film propone un'estetica canonica che ricrea quella del manga, ma fortunatamente, in mezzo a vari stereotipi, si trovano delle idee o dei passaggi che spiccano e riescono a infondere un'identità ben definita al prodotto. In particolare nel finale, al netto di qualche passaggio troppo lungo o ripetitivo, viene raggiunto un climax sorprendente, nel quale i percorsi dei due protagonisti raggiungono un picco che dona allo spettatore sensazioni in grado di smuovere anche l'animo meno sensibile.

Continua a leggere su BadTaste