Feud 1x04, "More, or less": la recensione
Nel quarto episodio della prima stagione di Feud, il successo di Che fine ha fatto Baby Jane? diviene spunto di riflessione sulla percezione di sé
Dopo essersi concentrata, nei primi tre episodi, sulla nascita e creazione di Che fine ha fatto Baby Jane?, Feud dipinge ora con sguardo ironico ma esente dal peso arrogante del giudizio il trionfo al botteghino del film di Aldrich, e il diverso - se non opposto - impatto di tale successo sulle vite delle sue due protagoniste. Accomunate dalla consapevolezza di non stare ricevendo la giusta attenzione da parte degli studios, immerse nella medesima palude che le imprigionava prima delle riprese, Bette e Joan si barcamenano tra particine in episodi di Perry Mason e copioni coraggiosi di aspiranti registe, puntualmente bollati come frutto di una fantasia irrealistica. A nulla valgono l'entusiasmo e la preparazione di Pauline, assistente di Aldrich, nel promuovere la sceneggiatura scritta con estremo sacrificio negli spiragli di tempo concessi dal ritmo incalzante della produzione: Joan rifiuta l'offerta del ruolo di protagonista di La Scarpetta Nera, malcelando il disprezzo con un'affettata educazione. Svanisce ben presto nel nulla anche l'iniziale appoggio di Aldrich; è nel successivo, sorprendente scambio con un'illuminata e illuminante Mamacita che Pauline - e noi con lei - riesce a intravedere un futuro in cui l'industria sia pronta ad accogliere e foraggiare film di donne, sulle donne, per le donne.
Chi siamo, per cosa siamo nati e cosa penserà la gente delle nostre scelte: gravose questioni perfettamente inserite nella macchina televisiva di Feud, tante volte sminuita dai protagonisti in un gioco d'ammiccamenti che diviene una più che meritata autocelebrazione. All'estrema godibilità delle tinte più melodrammatiche, si accosta qui una vocazione più profonda e sinceramente tragica, che si assume il rischio di porre allo spettatore domande esistenziali che lo avvicinino al travaglio vissuto dai protagonisti. Non è scelta da poco, encomiabile per l'intenzionale slalom da qualsivoglia rassicurazione: persino il più fulgido dei successi può celare, dentro di sé, un carico di potenziale disperazione tale da far inconsciamente sperare nel fallimento. In Feud, siamo di fronte a un'analisi psicologica assai meno convenzionale di quanto la cornice dorata che l'inquadra lasci presagire, e non c'è motivo di dubitare che venga ulteriormente arricchita nella seconda metà di stagione.