La Festa Prima delle Feste, la recensione

Con la consueta distruzione tipica della commedia festaiola, La Festa Prima Delle Feste sancisce il primato dello sfondo sul primo piano in questo genere

Critico e giornalista cinematografico


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Da Una Notte da Leoni in poi è nato, e si è affermato con una forza invidiabile e ammirevole, il filone delle feste distruttive, delle celebrazioni che flirtano con la morte e la deflagrazione degli istinti più bassi in un delirio di felicità incosciente. Si tratta del piacere di mettere in scena e rappresentare il caos insensato che dovrebbe essere parente del divertimento ma da un certo punto in poi non lo è più, è solo deriva alimentata da alcol e quasi sempre droghe (per fare quel saltino in avanti che serve). La cosa incredibile è che ogni volta questo caos diventa un modo per mettere in scena sentimenti e sensazioni sociali represse.
La Festa Prima Delle Feste è questo, e non a caso ha dietro Scott Moore e Jon Lucas, già sceneggiatori di Una Notte Da Leoni, Un Compleanno da Leoni e Bad Moms, film tra i molti che celebrano la perdita di freni inibitori (il Ben-Hur di questo genere rimane Project X).

La Festa Prima Delle Feste trasferisce tutto questo in un grande ufficio, per essere precisi nella festa di Natale di un’azienda che probabilmente dovrà chiudere e licenziare i propri dipendenti a causa di un conflitto tra i figli del proprietario e fondatore ormai defunto. Là si svolge una festa per convincere un investitore a lavorare con loro, un uomo serio e posato che deve essere conquistato dallo spirito e dall’affetto che la festa saprà sprigionare, ma il desiderio di grandezza e la mancanza di freni faranno il resto. Trama esilissima ma fattura impeccabile per Josh Gordon e Will Speck, che seguono pedissequamente la struttura del genere lavorando negli anfratti sui personaggi per veicolare tutto quel che gli preme tramite le gag.

Certo c’è poi tutta una trama che coinvolge i protagonisti in primo piano che ha a che fare con il salvataggio della società e del rapporto familiare, ma è un pretesto. Nonostante Jennifer Aniston molto in parte (da Come Ammazzare il Capo in poi ha trovato un nuovo stereotipo da incarnare, la donna in carriera spietata, e lo rappresenta molto meglio del precedente) e il solito Jason Bateman, spalla di chiunque, lo stesso il protagonista è la festa. Tutto quello che conta in La Festa Prima Delle Feste si svolge sullo sfondo.
Quando parliamo di cosa il cinema ci dica del nostro mondo e del nostro tempo, spesso ci concentriamo sugli horror o i drammi storici, in realtà sono probabilmente questi film sul perdere ogni freno inibitore, sul distruggere tutto con un senso di liberazione e nessuna preoccupazione verso il domani, a suggerire davvero qualcosa. Anche perché lentamente è una soluzione che si allarga al di là delle commedie, come dimostra uno dei lungometraggi più importanti dei nostri anni, The Wolf Of Wall Street, abile nell’abusare di questo genere e queste soluzioni.

Nella Festa Prima Delle Feste si risolvono almeno tanti problemi quanti ne vengono creati, si rischia la vita e si vive con un’intensità a cui il film guarda con desiderio, con gli occhi di non teme quel caos ma lo auspica anche per sè. Invece che condannare la festa esagerata e distruttiva, invece che celebrarne la gioia innocente (come faceva Hollywood Party), questi film ne esaltano la componente carnale, vitale e sessuale, in cui ogni trasgressione non solo va bene ma è un atto di rottura necessario verso un sistema di regole e comportamenti che di colpo pare intollerabile a tutti.
Se poi ci si aggiunge che uno dei personaggi migliori qui è la direzione di Risorse Umane, Kate McKinnon, che invita tutti alla moderazione e al rispetto del politicamente corretto ad ogni costo, con iperboliche inclusioni di razze, credi, religioni e sessualità di minoranza in ogni affermazione, il gioco un po’ è fatto.

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