Fermo, la recensione
Fermo, titolo che inaugura la nuova collana BAO “Le città viste dall’alto”, è un graphic novel in cui il lettore ha l'impressione di essere quasi preso per mano dall'autore, che lo guida in un viaggio che va, in un soffio, dalla prima all’ultima pagina.
L'intera narrazione ruota attorno alla figura di Sebastiano, un giovane che, nel pieno degli anni Novanta, si ritrova a fare il servizio civile a Bibbiena, un paesino in provincia di Arezzo. Un giovane insicuro, che soffre di attacchi di panico, e non sa bene cosa aspettarsi (né cosa cercare) dalla vita.
Una delle caratteristiche migliori dell’albo, oltre al pregevolissimo aspetto grafico, e alla già citata capacità dell'autore nel coinvolgere il lettore, è l'onestà. La naturalezza con cui il narratore mette a nudo il giovane (e le due figure coincidono, almeno parzialmente, poiché l'autore stesso ha passato un anno a Bibbiena, in gioventù, in scenari simili a quelli della storia raccontata), che candidamente condivide con il lettore pensieri, paure ed emozioni.
Da un punto di vista strutturale, la narrazione è semplice, da manuale: si parte da un punto A e si arriva a un punto B, con il protagonista che affronta un percorso di crescita. Eppure, di “semplice” c'è ben poco, in questo volume. Fermo è una storia che si insinua nelle emozioni del lettore, che dopo poche pagine già è portato a empatizzare con quel giovane dai capelli rossi. Il titolo, poi, è già di per sé evocativo, ed esprime perfettamente la dicotomia tra l'importante evoluzione che coinvolge il giovane e la sua stasi (mentale, ancor più che fisica), con il mondo che continua a girargli intorno, a cambiare, a cambiarlo.
Con un racconto a metà tra l'onirico e il poetico, Sualzo inaugura la nuova collana “Le città viste dall'alto” nel migliore dei modi, consacrandosi quale ottimo autore, un fuoriclasse che sarebbe bello poter leggere più spesso.