Fear The Walking Dead 2x02, "We All Fall Down": la recensione

Ecco la nostra recensione del secondo episodio di Fear The Walking Dead, intitolato "We All Fall Down"

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Spoiler Alert
Fear The Walking Dead ha fatto un passo in avanti. Sì, perché "We All Fall Down" ha finalmente raccontato nuove sfumature dell'apocalisse dal punto di vista di nuovi personaggi. Finalmente i protagonisti si rendono conto a tutti gli effetti delle conseguenze che ha portato il virus e una volta che, attraverso il diario recuperato da Nick alla fine della scorsa puntata, capiscono che San Diego non è più un luogo sicuro, decidono di dirigersi verso l'isola Catalina, anche per nascondersi da una nave che sembra li stia seguendo da parecchio tempo (che sia la cotta radiofonica di Alicia o no questo lo scopriremo in un altro episodio).

Una volta approdati nell'isola Catalina, dopo aver visto lampeggiare una luce all'interno di una casa più di una volta, Travis insieme alla sua famiglia conosce George, Melissa e i loro figli. È da subito interessante la divisione caratteriale che vi è tra i due genitori, una differenziazione che si percepisce all'inizio in maniera sfocata ma che evolve intelligentemente verso l'epilogo. George è un tipo particolare, ferrato riguardo la situazione attuale nel mondo e legato alla propria terra d'appartenenza (basti pensare al discorso sui Maori che fa a Travis). Spunta anche un primo accenno, sicuramente personale, riguardo la causa dell'apocalisse: George teorizza che tutto quello che sta succedendo è a causa di una ribellione da parte della natura.

Questo stesso discorso viene poi ripreso in maniera diversa da Nick e Alicia, i quali durante un dialogo interessante parlano del valore che l'apocalisse ha dato alle stelle. Nick si rende conto che il clima ha finalmente ottenuto la sua vendetta nei confronti dell'uomo.

Spunta in questo episodio anche un Nick più apprensivo, aspetto del suo carattere sicuramente presente da sempre. Troviamo infatti il ragazzo positivo e sensibile che attraverso la sua profondità ha intenzioni buone nei confronti degli altri. La dimostrazione di questo è presente nell'approccio che ha nei confronti di Willa e Harry, i due figli di George e Melissa. Quest'ultima, come giusto che sia, la conosciamo attraverso Maddy. Si crea una controparte femminile e la cosa forse è leggermente scontata, ma nonostante questo il modo in cui le due donne si confrontano sul passato è funzionale alla storia. Infatti le troppe domande di Melissa incuriosiscono Maddy, la quale comprende immediatamente che il segnale con la luce è stato intenzionale e non uno sbaglio. Melissa ha infatti la sclerosi multipla e ha chiaramente prefissato l'obiettivo di voler dare un futuro migliore ai suoi figli più piccoli; ha così deciso di approfittare del loro arrivo come speranza.

Ovviamente le cose non vanno come avrebbe sperato, visto che l'idea di Seth (il figlio maggiore) e George è quella che la famiglia deve morire nel posto in cui è nata. Sopraffatti dalla sofferenza che ha portato il virus e da un'idea molto forte riguardo la discendenza famigliare, i due uomini contrastano a pieno l'idea di libertà di Melissa. Comprendiamo la gravità della cosa ancor di più nel momento in cui Nick trova delle pillole, che chiaramente George dà ai suoi figli. La conoscenza in materia da parte di Nick gli fa presagire un rischio per la salute dei piccoli. L'epilogo è interessante perché coraggioso e perché fa vedere l'impossibilità da parte di Maddy di aiutare queste persone. Willa una volta morta ucciderà anche sua madre e George si lascerà sopraffare dalla cosa rimanendo con la sua famiglia ad aspettare la sua ora. A quel punto neanche il piccolo Harry riuscirà ad essere portato in salvo, visto che Seth e il suo egoismo, prevalentemente guidato dalla sua idea di appartenenza al luogo di nascita trasmessa dal padre, prevarranno su Maddy e gli altri, i quali avevano la certezza di poter dare a Harry un futuro migliore. È questo infatti l'elemento più interessante che fuoriesce: la convinzione che là fuori sia rimasto qualcosa di meglio. L'unica pecca degli ultimi minuti sta forse nelle poche scelte decisionali da parte dei protagonisti, ma questo aspetto con l'avanzare del tempo potrebbe modificarsi, proprio come successo a Rick Grimes.

Si tratta semplicemente di un capitolo auto conclusivo, ma che finalmente ha trovato il modo di raccontare qualcosa di diverso su questi personaggi ma anche sul mondo che li circonda. Restare fermi in un unico posto uccide le persone, questo è chiaro. Il rischio che uno corre muovendosi in continuazione è inferiore. Il mondo di Fear The Walking Dead (ma soprattutto quello della serie madre) esplora in maniera rivisitata una forma di nomadismo forzato da parte dei sopravvissuti. Nonostante questo rimane costante l'estremo bisogno di trovare un luogo che sia fertile per costruire un futuro lontano dalle intemperie degli erranti, che al momento rimangono figure di contorno della storia.

Quando tutto è instabile e innaturale anche le vecchie abitudini che aveva portato il mondo come noi lo conosciamo sono finite. In "We All Fall Down" si va nel profondo di certe tematiche e questo finalmente porta spessore ad una serie che, finora, ha arrancato a convincere anche solo per il suo scopo effettivo. Ora non resta che capire cosa nasconde Strand, vista la curiosa telefonata effettuata alla fine dell'episodio. Salazar ha mostrato infatti un'estrema attenzione a tutti gli spostamenti di Strand, sbirciando tra le sue cose e trasformandosi nella sua ombra per tutta la durata dell'episodio. Vedremo cosa ci riserverà il futuro; al momento il livello di curiosità grazie a questo episodio è cresciuto.

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