Fear The Walking Dead 2x01, "Monster": la recensione

Ecco la nostra recensione del primo episodio della seconda stagione di Fear The Walking Dead, intitolato "Monster"

Condividi
Spoiler Alert
Una serie come questa dovrebbe intrattenere e divertire, purtroppo il debutto di questa seconda stagione di Fear The Walking Dead non ha centrato affatto il bersaglio. Sono infatti mancate l'adrenalina e la curiosità, mentre - nuovamente - gli aspetti famigliari ammorbanti vissuti a pieno nella prima stagione (che, ricordiamo, è stata composta solo da sei episodi), ritornano imperterriti ad annoiare.

Si tratta fondamentalmente di un settimo episodio e non di un primo e promettente episodio di una nuova stagione, e tutto quello che ci saremmo potuti aspettati di vedere dopo il season finale della prima stagione accade in "Monster". L'inizio dell'episodio, nonostante il caos e il poco coinvolgimento dovuto da un montaggio non troppo chiaro, funziona grazie ad una fotografia attraente. C'è quel rosso vivo e il nero più oscuro che si contrastano, quasi facessero a pugni sullo schermo. E tra le fiamme (dovute sicuramente ai bombardamenti dei militari), e i rumori provocati dai non viventi con in sottofondo il rumore delle onde dell'oceano si scardinano i primi minuti in cui vediamo i protagonisti prepararsi in tutta fretta per raggiungere Abigail, lo yacht lussuoso di Strand. Quest'ultimo insieme ad Alicia è sicuramente il personaggio più interessante, quello più scolpito e intrigante. Gli altri, al momento, continuano ad essere gli stessi che abbiamo conosciuto nel pilot, senza nessuna aggiunta di qualche sfumatura.

Troppo a lungo subiamo la sofferenza di Chris che man mano si trasforma in noia per noi che osserviamo, Travis combatte con suo figlio sin dalla prima puntata e Maddy imperterrita cerca di calmare le acque. Mentre si raggiunge San Diego l'episodio non scivola affatto, soffermandosi sugli stessi aspetti per tutto il tempo. Nel mentre, l'unico evento che unisce tutti i protagonisti si verifica quando trovano in mare dei sopravvissuti che Stran decide di non voler aiutare. Nasce quindi un contrasto tra tutti i personaggi, dovuto al fatto che Abigail è la barca di Strand ed è quindi lui a decidere chi far salire e come comportarsi con gli altri. Lì fuori ci sono estranei che non vuole coinvolgere nel suo viaggio per la sopravvivenza. Fa fatica a capirlo Alicia che attraverso una radio inizia a comunicare con un ragazzo di nome Jack. È forse questo il punto su cui gli autori hanno deciso di concentrarsi, visto che a quanto pare il rapporto a distanza che si crea tra i due avrà poi delle ripercussioni alla fine dell'episodio. Il messaggio generale di "Monster" è chiaro, e in realtà avrebbe funzionato se il ritmo fosse andato di pari passo con le idee. Si tratta di far concepire a questi personaggi, che vivono in questo mondo da pochi giorni, come accettare tutto quello che li circonda e come passare oltre ad una scialuppa piena di sopravvissuti senza sentirsi in colpa per il mancato aiuto offerto. Quando una storia è piena di perché ha tutte le carte in tavola per funzionare, qui però è mancato il coinvolgimento emotivo, l'adrenalina, la curiosità di andare avanti. Hanno cercato di puntare tutto sul dolore, sulla rabbia e sui classici discorsi famigliari che avevamo già capito essere troppo ingombranti. A dimostralo è la scena in slowmotion che vede riunire a tavola tutti quanti dopo qualche discussione di troppo. Di solito verso la fine di un episodio sono momenti come questi che dovrebbero portare lo spettatore nella totale immedesimazione e nel più alto grado di attenzione. Qui, purtroppo, non assistiamo altro che ad una scena scontata e assolutamente priva di richiamo.

Tra esistenzialismo e severità solo Nicholas e Strand sembrano essere già avanti anni luce sul come accettare la fine del mondo, anche se pure in questa circostanza c'è qualche discorso ridondante sulla droga e il coraggio che va avanti ormai da troppo. Gli altri sono ancora molto indietro, e tutti questi approfondimenti psicologici senza un background interessante -  e soprattutto senza ambientazioni suggestive - difficilmente arriveranno ad appassionare. Ci si domanda se fosse realmente necessario tutto questo. Poi però fortunatamente arrivano gli ultimi minuti che trovano modo di lasciare un briciolo di tensione, almeno per sperare in un futuro più promettente. Dopo tutti questi anni di The Walking Dead è ovvio che gli autori di Fear stanno cercando in qualche modo di intraprendere una strada inedita e che possa portare lo spettatore a rimanere sorpreso diversamente. Anche la scena del motoscafo che distrugge la faccia dell'errante non sorprende di certo per il suo essere così splatter, visto che, ormai, dopo più di sessanta episodi della serie madre, il pubblico è abituato a ben altro. Speriamo che Jack questa volta in mare possa avere qualche fortuna in più. Di solito non è un nome che a largo ha molta fortuna.

Noi ce lo auguriamo perché, al momento, sembra essere l'unica idea di questa seconda stagione.

Continua a leggere su BadTaste