Fear the Walking Dead 1x05, "Cobalt": la recensione

La nostra recensione del penultimo episodio della prima stagione di Fear the Walking Dead, intitolato Cobalt

Condividi
Tra Victor Strand e il codice Cobalt siamo forse in uno degli episodi più importanti di questa prima mini stagione di Fear the Walking Dead composta da soli sei episodi.

Siamo giunti al quinto episodio e sembra che le carte in tavola, finalmente, si facciano più interessanti. O almeno apparentemente. L'arrivo di Victor porta sicuramente un cambiamento laddove la stupidità degli altri personaggi infastidisce. Quando Colman Domingo fu intervistato disse che il suo sarebbe stato "un personaggio spoiler". Non capiamo subito perché, ma sicuramente capiamo che è un tipo che quando vuole ottenere qualcosa può ottenerla grazie alle sue capacità manipolative. Immediatamente si rende conto dell'importanza e della necessità di avere Nick nella squadra. Nick è quindi un personaggio necessario: ce ne eravamo accorti sin dal primo episodio. Ma la squadra per cosa? Sicuramente per ribaltare un po' le cose, in un ambiente dove gli eventi non accadono e soprattutto non c'è alcuna volontà di farli accadere.

Tra Victor Strand e il codice Cobalt siamo forse in uno degli episodi più importanti di questa prima mini stagione di Fear the Walking Dead

Chi invece si rende sempre meno necessario, quello è Travis, che continua imperterrito a fidarsi della cosa meno affidabile di tutta questa serie: i militari. Questi ultimi, arrivati oramai a uno stato di confusione più totale, iniziano loro stessi a essere stanchi di non capire e di trovarsi in una situazione indecifrabile (sia per noi spettatori che per loro). Durante il trasporto di Travis verso la base in cui tengono rinchiusi tutti i famigliari, assistiamo a sequenze prive di drammaticità, noiose e soprattutto capaci di calcare ancora di più l'odio dello spettatore nei confronti di un ufficiale ai limiti del "oh mio Dio smettila di sentirti Robert Duvall" e di un Travis che non è ancora in grado di uccidere un errante, una caratterizzazione che ormai è vecchia.

Daniel Salazar, intanto, continua a mettere carne al fuoco. Grazie a lui entriamo finalmente nel profondo di un personaggio, lo conosciamo grazie al suo passato, un procedimento che non eravamo riusciti, almeno per ora, a fare neanche con Nick. La decisione che più inorgoglisce uno spettatore è vedere quello che un uomo può arrivare a fare per salvare la sua famiglia, e stavolta questo accade grazie anche a Ofelia, la quale sembrava avere un interesse amoroso per il militare, che in questa puntata acconsentirà a rapire. Già la scorsa volta si era capito che era per secondi fini, per ottenere le medicine per le cure della madre.

victor strand

Una volta rapito, Salazar comincia a estorcere grazie all'uso di strumenti di tortura (gli strumenti del suo lavoro da barbiere) la verità da questo militare, il quale fa parte di una causa che sembra lui in primis non accettare. Il ruolo di Salazar è necessario per la sopravvivenza, così come era necessario il suo ruolo durante una guerra da lui vissuta in precedenza. La disperazione di un uomo che fa fuoriuscire il suo lato marchiato da un passato oramai sepolto da molto tempo pur di capire e di salvare sua moglie. Ma almeno qui l'obiettivo è quello di stabilire cosa stia realmente succedendo. Sarà questo il modo migliore per riportare a casa i famigliari rapiti?

La radio dei soldati rilancia regolarmente una parola, che ovviamente lo scaltro personaggio ha colto: "Cobalt". Un codice operativo che vede l'evacuazione dal bacino di Los Angeles. C'è un piccolo problema che non riguarda i civili, ma solo i militari. Un codice che prevede anche la soppressione dignitosa dei civili, apparentemente infetti.

Ma non ci siamo proprio. Grazie Strand e meno grazie a questo codice Cobalt. Giunti al quinto episodio, siamo già stanchi della prevedibilità, degli spiegoni e dei dialoghi prolissi, oltre che di una fotografia calda completamente filtrata, in tono con un ambiente che fondamentalmente non stimola. Almeno in The Walking Dead c'è il mistero e ci si chiede: "cosa si cela dietro l'albero di questa foresta infinita?". Qui i muri delle case sono a quanto pare protetti dalle recinzioni, e gli zombie rimangono fuori da esse.

Non conosciamo la struttura dove i dottori stanno operando, vediamo del sangue, delle sale adibite all'operazione e poi? Nessun tipo di introduzione a ciò che di più bello si potrebbe proporre in una serie sull'apocalisse e post. Ambienti che non comunicano, Madison che non comunica realmente con Travis. Non si danno opinioni, si stabiliscono i ruoli e si mantengono invariati grazie ad una sceneggiatura noiosa e ripetitiva. Ci si chiede se vedere questa serie a velocità raddoppiata potrebbe finalmente darle un ritmo. Se nell'episodio precedente sembravano essere stati fatti passi avanti, in questa se ne fanno cento indietro pur avendo introdotto un ruolo chiave come quello di Victor Strand.

Tutti pronti per il gran finale della prossima settimana?

Continua a leggere su BadTaste