Fate: The Winx Saga (Stagione 2): la recensione
La stagione 2 di Fate: The Winx Saga riesce a sfruttare bene l'amicizia e il passaggio all'età adulta per tenere alta l'attenzione
La recensione della stagione 2 di Fate: The Winx Saga, disponibile dal 16 settembre su Netflix
Le sette puntate proposte, come prevedibile, svelano nuovi dettagli sulla storia di Bloom e delle sue amiche, riportando sugli schermi anche Flora e gettando le basi per un potenziale terzo capitolo.
Nuovi problemi per le protagonista, tra ritorni e segreti
Il secondo capitolo della storia prosegue con l'arrivo di Rosalind (Miranda Richardson) alla guida della scuola di Alfea, mentre Bloom, impegnata nel tentativo di scoprire le proprie origini, e le altre teenager cercano di imparare a controllare i propri poteri, si innamorano e affrontano nuovi pericoli.
Nelle puntate non mancano morti, rivelazioni sorprendenti, decisioni controverse, ritorni e attimi molto attesi dai fan della saga magica che, con la versione live-action, si rivolge a un pubblico più adulto rispetto alla sua versione originale animata, da cui si allontana sempre di più pur avendo tenuto conto delle lamentele dei fan che speravano in un legame più stretto con il passato, portando anche l'arrivo di Flora dopo le tante lamentele per la sua assenza.
Personaggi più approfonditi rispetto alla prima stagione
Le puntate, non dovendo più introdurre gli elementi principali che caratterizzano il mondo fantastico dove si svolgono gli eventi e i rapporti principali tra i protagonisti, riescono a sviluppare in modo più attento e convincente i rapporti che legano tutti i personaggi, puntando in particolare l'attenzione sulla famiglia.
Bloom (Abigail Cowen), dopo la scomparsa della preside Dowling, cerca dei punti fermi nella sua vita mentre indaga sul proprio passato e compie dei passi importanti nella sua storia d'amore con Sky (Danny Griffin), a sua volta in crisi dopo aver scoperto che Silva (Robert James-Collier) gli ha mentito su quanto accaduto al padre.
Aisha (Precious Mustapha) si avvicina a Grey (Brandon Grace), Musa (Elisha Applebaum) è in difficoltà a causa della tensione e dello stress che rendono l'utilizzo dei suoi poteri davvero complicato, Terra (Eliot Salt) inizia a vivere i suoi sentimenti senza timori e si scontra con il padre e il fratello, pur potendo contare sull'arrivo della cugina Flora (Paulina Chavez) che riesce a trovare il suo posto all'interno del gruppo in modo naturale e ritagliandosi un proprio spazio, mentre Stella (Hannah van der Westhuysen) è ancora in crisi a causa del rapporto conflittuale con la madre.
All'esterno del gruppo c'è poi Beatrix (Sadie Soverall), che si muove sempre lungo il sottile confine tra bene e male, non avendo ancora deciso in maniera definitiva chi sostenere nelle lotte per il potere ad Alfea e in seguito alla scoperta di alcuni segreti del passato.
Gli sceneggiatori, nonostante il gran numero di personaggi coinvolti, riescono a dare a ognuno di loro uno spazio adeguato, riuscendo al tempo stesso a mantenere il ritmo della narrazione scorrevole e senza passaggi a vuoto.
A deludere un po' le aspettative è invece la rappresentazione degli adulti coinvolti nella storia che risultano fin troppo stereotipati e messi in secondo piano, indebolendo in questo modo la forza della parte del racconto dedicato a quanto accaduto poco prima della nascita di Bloom. Avere a disposizione un'attrice di grande esperienza come Miranda Richardson, senza però sfruttarne in modo adeguato il talento, appare davvero come un'occasione sprecata, in particolare assistendo alle interazioni con attrici molto promettenti come Abigail Bowen e Sadie Soverall.
Un buon insieme di realtà e fantasia
L'evoluzione delle giovani dotate di poteri, seppur un po' affrettata e prevedibile, tiene conto in modo intelligente della dimensione magica e quella più realistica, in cui le spettatrici più giovani potranno identificarsi grazie a una rappresentazione dell'adolescenza che spazia tra le tematiche tipiche di quegli anni: dalla scoperta della propria sessualità alla trasformazione dei rapporti di amicizia, fino ai più che prevedibili conflitti con i genitori.
L'intrecciarsi di fantasy e realismo causa in più passaggi qualche problema, rendendo le situazioni leggermente sopra le righe e surreali, ma nell'insieme la stagione 2 di Fate - The Winx Saga riesce a proporsi come una visione senza troppo impegno che intrattiene senza difficoltà. Le sorprese inserite nella trama, in particolare le morti, seguono un po' l'esempio degli show degli anni '90 e a tratti appaiono ingiustificati e inseriti con l'intenzione di creare dei cliffhanger che mantengano gli spettatori sintonizzati. Lo stesso accade con il season finale che lascia in sospeso nell'attesa di un possibile rinnovo per la terza stagione.
Il problema degli effetti speciali
A indebolire il progetto di Netflix risultano, purtroppo, degli effetti speciali non eccelsi e che rendono una delle scene più attese, e importanti, del secondo capitolo della storia, piuttosto deludente e sottotono. Tutte le sequenze che coinvolgono i poteri sembrano avere uno stile visivo quasi "vintage" e, nonostante il buon livello generale a livello tecnico, le aspettative vengono un po' deluse non essendo stato compiuto un significatio passo in avanti rispetto agli episodi precedenti, anche per quanto riguarda i costumi. Le location scelte, tuttavia, mantengono alta la capacità di tratteggiare l'atmosfera un po' sospesa nel tempo della serie che, tra alti e bassi, ritorna in pausa lasciando la voglia di scoprire cosa accadrà nella storia delle Winx.