Fast & Furious 7, la recensione [2]
James Wan eredita il testimone di Justin Lin e realizza non solo il miglior capitolo del franchise, ma un grande film d'azione
Un'ultima corsa.
Sicuramente la risposta a questa domanda è negativa: difficile pensare che la Universal possa seriamente decidere di accantonare, di mettere nel cassetto dei "ricordi cinematografici" una saga dal destino commerciale estremamente proficuo, che è andato aumentando di pari passo alla sua qualità filmica.
Elemento, questo, che nel novero dei film d'azione così bistrattati da quelle tigri da salotto buono e radical chic, risulta accessorio. Ciò che conta, di fronte a un buon action movie, è empatizzare col protagonista, preoccuparsi del suo destino, stare col fiato sospeso per i colpi che subisce e temere per la sua vita anche se, in cuor nostro sappiamo che al 99% alla fine della fiera uscirà fuori con qualche osso rotto, ma vivo e vegeto. Unito a una regia frenetica, ma sempre in grado di far capire allo spettatore cosa accade e, soprattutto, a chi (motivo per cui in quel di Hollywood dovrebbero abolire le riprese con la macchina da presa a mano a tutti quelli che non si chiamano Paul Greengrass). La banda di Vin Diesel e Paul Walker ha sempre potuto fare affidamento su queste qualità appena menzionate consolidandole col passare degli anni, con incursioni sempre più appassionanti per il pubblico, a giudicare dai biglietti staccati ai botteghini internazionali.
L'arrivo di James Wan in cabina di regia, fin dai giorni in cui è stato annunciato che sarebbe stato il papà di Saw e Insidious a ereditare il testimone di Lin, ha destato da subito una notevolissima curiosità, almeno nel sottoscritto. Il minuto filmmaker australiano (ma di origine malese) dà prova da un decennio di saper padroneggiare a tutto tondo il mezzo cinematografico. E con questo intendo la capacità di confezionare opere dall'impronta fortemente personale - come non citare la fascinazione per le bambole e le marionette di L'Enigmistta e dead Silence - ma estremamente popolari nell'accezione più nobile che si può conferire a questa parola. A prescindere dai trionfi in ambito horror, genere storicamente frequentato da alcuni dei più grandi registi mai esistiti, Wan aveva fornito qualche assaggio "fuori contesto" con Death Sentence, basato si un romanzo di quel Brian Garfield già ispiratore, col suo libro Death Wish, di Il Giustiziere della Notte.
Ma per quanto Wan sia ormai abituato da tempo a sbancare i botteghini, Fast & Furious 7 è, per lui, una effettiva "prima volta": ha un budget di 250 milioni di dollari che è la somma, moltiplicata per 3 o anche più, del costo di tutte le sue pellicole precedenti. La missione però è stata portata a termine in maniera egregia: Furious 7, per citare il titolo americano, non è solo il miglior episodio della saga, ma è anche uno dei migliori film action visti negli ultimi 15 anni. In quel lasso di tempo in cui l'epopea di Toretto e O'Conner si è sviluppata. Il suo sguardo riesce a essere ossequioso ai canoni del franchise e, al contempo, innovativo grazie a soluzioni stilistiche capaci di mischiare le gustosissime esagerazioni che ben conosciamo a quelle che Wan ha già applicato in passato. Cito L'Evocazione e capirete perché una volta in sala.
Poi ci sono le scene d'azione. E che scene d'azione!
In un panorama cinematografico in cui ormai stiamo assistendo per lo più a una corsa alla distruzione urbana su larga scala sempre più grande della precedente, riuscire a trovare un blockbuster hollywoodiano capace di stupire per audacia e inventiva non è così scontato, ma James Wan è riuscito nello scopo. La macchina da presa poi torna a inquadrare i bolidi con quello stesso trasporto con cui vengono ripresi i corpi presenti in scena. E non parlo tanto delle perizomate bellezze che fanno capolino più di una volta nelle due ore abbondanti di durata del film, quanto della fisicità della famiglia di Dom e di quella dei suoi antagonisti. E parlando di corpi, Fast & Furious 7 è un vero e proprio scontro tra titani: l'ingresso di Jason Statham nel cast di Fast & Furious 7 è un'ulteriore sprint a base di NOS. È un villain estremamente più convincente degli altri, motivato, proprio come l'accoppiata Toretto/O'Conner, dal concetto di famiglia, una mutazione in chiave hooligan di un pazzo uscito dall'Arkham Asylum di Gotham City, protagonista di un esordio che sembra proprio citare in maniera alquanto iperbolica una particolare scena del Cavaliere Oscuro. Come nota a margine, andrebbe citato il fatto che l'Hobbs di Dwayne Johnson ha meno spazio che nei precedenti capitoli, ma quelle volte in cui è in scena strappa applausi a scena aperta.
Proprio questo insistere sulla nozione di famiglia a conferire a Fast & Furious quella genuinità, quell'onestà, quel cuore che, con buona pace di Iñárritu e tutti gli "hater" dei cosiddetti tentpole, hanno permesso al franchise di meritarsi un - meritato - spazio nella cinematografia di questo nuovo millennio.
E, proprio per questo affiatamento che da sempre accompagna i protagonisti del franchise dentro e fuori dal set e per la ben nota tragedia che ha minato la lavorazione del lungometraggio, Fast & Furious 7 è ammantato da un tono dolceamaro e autentica commozione.
Tanto che potremmo chiudere questo commento semplicemente così:
" data-width="500">Our objective was to make Paul Walker proud... After watching Furious 7, and his timeless performance... we realized that it was Paul, who has made all of us... so very proud.
Posted by Vin Diesel on Thursday, February 5, 2015
">Our objective was to make Paul Walker proud... After watching Furious 7, and his timeless performance... we realized that it was Paul, who has made all of us... so very proud.
Posted by Vin Diesel on Thursday, February 5, 2015
Our objective was to make Paul Walker proud... After watching Furious 7, and his timeless performance... we realized that it was Paul, who has made all of us... so very proud.
Posted by Vin Diesel on Giovedì 5 febbraio 2015