Fargo 3x06 "The Lord of No Mercy": la recensione

Nuovo episodio di Fargo, intitolato The Lord of No Mercy: piccoli gesti, piccoli errori, piccoli rancori che sfociano in tragedia

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Spoiler Alert
Esistono tante verità quante sono le persone a pronunciarle, ma il valore di quelle verità viene determinato dalla persona all'ascolto. E questo in qualche modo prescinde dall'elemento oggettivo in ciò che viene raccontato, soprattutto nel mondo di Fargo in cui "this is a true story" può voler dir tutto o niente. L'episodio The Lord of No Mercy si apre con un monologo di Varga, che si rivolge a Sy raccontandogli tre diverse storie, tutte vere a suo dire.

La prima riguarda il crollo della Lehman Brothers nel 2008, e c'è poco da aggiungere sulla veridicità dell'accaduto. La seconda riguarda un famoso aneddoto sullo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a quanto pare dovuta ad un sandwich e ad una deviazione che portò all'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando. Esistono delle sfumature di verità in questa vicenda, ma pretendere di dare per assoluti tutti i particolari dopo un secolo è un po' troppo. La terza è l'assurda teoria del finto allunaggio, un evergreen per complottisti, qui spacciata per assoluta verità da Varga, che addirittura indica il New Mexico come luogo delle riprese.

Ora, qui è interessante il modo in cui sottilmente e per gradi si passa da una storia vera e una completamente falsa, ma c'è anche dell'altro. Sy reagisce con impotenza e stupore alle parole dell'uomo, ma non ne dubita, non le contraddice, si arrende a queste. La percezione di quelle parole dà valore alle verità – o falsità – che nascondono. Più tardi nell'episodio Varga, di cui nel frattempo abbiamo visto una disgustosa parentesi di tortura dentaria, prova a fare lo stesso giochetto con Gloria, raccontando di come in Germania al tempo di Hitler ci fossero 24 omonimi. La sua risposta scettica è "24 exactly?", e sarà proprio Gloria in conclusione a mandare al diavolo la versione dei fatti che le è stata fornita e a tornare sui suoi passi.

Quest'anno Fargo sta riprendendo tematiche già esplorate nelle precedenti due stagioni, ma le sta mettendo al centro e sta puntando fortemente su queste. La scrittura avverte il dramma della postverità e vuole dire qualcosa. Le persone più arroganti e supponenti ed egocentriche – Varga assume i contorni di un Male sempre più emblematico – si riempiranno la bocca di chiacchiere e certezze assolute e potranno avere presa facile sulle menti deboli e arrabbiate, ma è solo un'illusione. Queste sono verità dai piedi d'argilla, che non hanno nessun valore tranne quello che viene loro attribuito. Una citazione a caso di Einstein in realtà mai pronunciata può essere "vera o falsa", ma siamo noi a deciderlo.

Questo il cuore tematico di un episodio che in realtà offre molto altro sul piano emotivo e narrativo. La scorsa settimana il pestaggio di Nikki per un attimo ci aveva portato a pensare alla sua morte. In realtà è Ray Stussy a morire al termine di un confronto con il fratello gemello. In uno scenario di morte che richiama l'esordio della prima stagione, fatto che avrebbe dato il via a tutto il resto, è Emmit che, nonostante le buone intenzioni, diventa l'omicida e deve abbandonarsi alle fauci di Varga, di cui ormai è completamente succube. Da parte di Emmit c'è anche una certa sincerità sul momento, una voglia di ricominciare rinunciando al famoso francobollo. Ray li rifiuta, realizzando forse in quel momento che ottenere l'oggetto che aveva eletto a simbolo del suo rancore non gli avrebbe restituito alcun onore né l'avrebbe reso felice.

Piccoli gesti, piccoli errori, piccoli rancori che sfociano in tragedia.

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