Fargo 3x02 "The Principle of Restricted Choice": la recensione

La recensione del secondo episodio della stagione di Fargo, intitolato The Principle of Restricted Choice

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Si stringe la morsa della scrittura e della storia sui personaggi di Fargo. Protagonisti, nemici, fratelli, ognuno dei quali tende verso un ideale status liberatorio, che passa attraverso atti non proprio puliti, e che inevitabilmente gli si ritorceranno contro, come da tradizione Coeniana. Quindi, ancora una volta, ritorna la metafora del bridge in The Principle Of Restricted Choice, con l'unica differenza che qualcuno si ritroverà a giocare con carte che non ha in mano, e i limiti del bluff emergeranno presto. Comunque un buon episodio, che preme sul pedale del grottesco e costruisce nuovi conflitti.

L'omicidio di Maurice lascia alcuni strascichi di senso di colpa in Ray, smaterializzati da Nikki che attribuisce un po' tutto alla sua natura tutto sommato buona e ad un "chi" non proprio alle stelle. Meglio rimettersi all'opera allora, e contrattaccare con Emmitt. Violenza e grottesco si fondono idealmente nel ricordino lasciato da Nikki come ripicca per lo spostamento dei francobolli, sostituiti idealmente dall'immagine di un asino, mentre Ray – che forse è davvero un brav'uomo, stupido, ma bravo – cerca addirittura di sfruttare l'occasione per riappacificarsi con suo fratello. Questo momento, insieme al confronto con Sy alla tavola calda, costruisce il legame maggiore con l'altra storyline, proprio quella di Emmitt.

E se potevamo aver avuto l'impressione che Emmitt fosse il fratello di successo, il punto di riferimento irraggiungibile per Ray, dovremo parzialmente ricrederci, nel momento in cui su tutto piomba l'ombra di V.M. Varga. L'oscura presenza – è difficile parlare di villain, ma insomma – fin da subito si impone sulla scena. Lo fa come un elemento estraneo e sfuggente, che poi, per una qualche regola non scritta, probabilmente è l'unico modo possibile per sfuggire alla furia del caso nell'universo condiviso di Fargo. Cioè quello di presentarsi come individui realizzati per se stessi fin dalla prima scena, in un contesto in cui ogni cambiamento dell'equilibrio è pericolosissimo.

Più in secondo piano la storyline di Gloria, che tiene a sottolineare il particolare rapporto che la legava al patrigno – non padre – e al tempo stesso cerca di scavare nel passato dell'uomo alla ricerca di qualcosa (fantascienza in un mondo in cui ogni tanto fanno capolino gli UFO). Nel frattempo, momenti di inettitudine sparsi un po' ovunque, su tutti quelli che riguardano la mediocre figura dell'avvocato Irv Blumkin.

Continua a leggere su BadTaste