Fargo 3x01 "The Law of Vacant Places": la recensione

Ritorna Fargo con la sua terza stagione: la serie antologica di FX debutta con un episodio preparatorio, non esplosivo, ma in crescita

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Spoiler Alert
This is a true story. Le gelide e sanguinarie ambientazioni di Fargo tornano a far capolino nel palinsesto, con la terza stagione della serie antologica di FX. La serie nata come spin-off televisivo dell'omonimo film dei fratelli Coen giunge ad una nuova e attesa incarnazione, rinvigorendo l'elenco di nomi di rilievo che abbiamo visto nel casting e riportando temi e strutture narrative a casa, costruendo fin dal primo episodio un senso di familiarità e dei legami, se non nella storia, quantomeno nello stile con le prime due stagioni. The Law of Vacant Places è una première solida, in crescita, non esplosiva ma funzionale al racconto e alla presentazione dei personaggi.

In Minnesota, nel 2010, avvengono fatti che la consueta avvertenza ci ricorda essere basati su una storia vera. Naturalmente così non è, ma il senso di costruzione e artificiosità che si scontra con la pretesa di veridicità è uno dei marchi di fabbrica dello show. Ewan McGregor si sdoppia per l'occasione e interpreta i due fratelli Emmit e Ray Stussy. I due non potrebbero essere più diversi. Emmit è un uomo di bell'aspetto e di successo, mentre Ray è un agente di custodia dall'aspetto trasandato e dai molti problemi.

Proprio lui cercherà di dare una svolta alla propria vita, commissionando un furto al piccolo criminale Maurice (Scoot McNairy). Qualcosa andrà storto, e questo sembra solo l'inizio dei problemi per l'agente e Nikki (Mary Elizabeth Winstead), donna in libertà vigilata. Mentre Emmit ha le sue grane personali con un uomo di nome Vargas (David Thewlis), la storia si incrocia con quella di Gloria (Carrie Coon), capo della polizia.

Singolarmente il concetto di improbabilità del tutto, che permea la storia fin da questa prima ora, tra senso del grottesco e personaggi sopra le righe, ha un suo senso più profondo a partire dal titolo scelto. Questo fa riferimento al calcolo delle probabilità nel bridge – e il gioco delle carte torna nell'episodio – considerando come punto di riferimento indiretto il fatto che tutte le possibilità siano in gioco in qualche modo. Se tutte le carte sono sul tavolo, le incognite sono calcolabili, o quantomeno probabili. E tutto si riduce a un gioco a somma zero in cui per qualcuno che vince qualcuno dovrà perdere, per qualcuno che compie un errore un altro dovrà pagare.

Allora la presunzione che questa sia, a modo suo, una "storia vera", l'ennesima raccontata in questo universo condiviso del mondo Coeniano, può avere un senso nel modo in cui più qualcosa è improbabile e più ha possibilità di accadere. Un esempio su tutti, la scena più memorabile dell'episodio, quella che vede Nikki e Ray calcolare con precisione il momento esatto in cui scagliare un condizionatore sul malcapitato Maurice, che ovviamente ci rimane secco. Il senso del grottesco, la violenza divertita, come definizioni e unici puntelli di un mondo assurdo, in cui chi si muove lo fa per cercare di migliorare la propria condizione, rovesciando l'equilibrio del mondo e venendone inesorabilmente travolto, come accadeva a Jerry nel film, a Lester nella prima stagione, a Peggy e Ed nella seconda.

Episodio in crescita comunque, più lento e preparatorio nella prima mezz'ora, più esplosivo e memorabile nella seconda. Si prospetta un'altra ottima stagione per Fargo.

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