In ogni serie che si rispetti, anche se dotata della più rifinita delle sceneggiature, arriva un momento in cui la tensione subisce un involontario rilassamento, e l'affezione del pubblico vive una fase di relativo raffreddamento. In un'opera come
Fargo, rintracciare un calo di pathos è davvero un'impresa titanica, che meriterebbe forse d'essere abbandonata già sul nascere. Tuttavia, dovendo cercare il pelo in un uovo privo di qualsiasi difetto degno di questo nome, potremmo indicare con
Did you do this? No, you did it! l'episodio più problematico di una stagione finora immacolata.
Chiariamo subito: l'estetica sublime della serie Fox resta invariata, così come le efficaci invenzioni registiche e il formidabile livello attoriale. E, a ben guardare, la puntata ha in sé delle svolte narrative di grandissimo impatto, e impone alla storia una svolta che aggiunge interesse a uno scenario già molto accattivante. E allora? Dov'è il neo?
Una scena: Bear (
Angus Sampson) trascina Simone (
Rachel Keller) nel bosco per farle espiare - con la vita, sembrerebbe - il tradimento ai danni della sua famiglia. E qui casca l'asino, oltre alla bella doppiogiochista; le suppliche della ragazza allo zio dovrebbero commuoverci e colpirci, ma il destino di Simone non ci preoccupa più di tanto. Il che è una macchia, in considerazione dello spazio che la sua storyline ha all'interno della serie. Oltretutto, la scena dovrebbe sconvolgerci in virtù del ruolo assunto da Bear negli ultimi episodi, contrapposto all'ottusa vocazione alla violenza del fratello maggiore Dodd. Invece, la sequenza ci scivola addosso senza lasciare particolari traumi, se non un diffuso dubbio sul destino ultimo di Simone. Forse sarà funzionale, forse la ragazza non è davvero morta per mano dello zio; per il momento, in una sinfonia di note che non hanno mai mancato di far vibrare le corde dell'anima, la scena - esteticamente impeccabile - tra Bear e Simone lascia il tempo che trova.In una sinfonia di note che non hanno mai mancato di far vibrare le corde dell'anima, la scena - esteticamente impeccabile - tra Bear e Simone lascia il tempo che trova
Archiviata la lieve sbavatura di cui sopra, Did you do this? No, you did it! non fa che confermare i pregi che stanno rendendo Fargo il prodotto televisivo più interessante del palinsesto statunitense. Il finale dello scorso episodio, col fuoco aperto dagli scagnozzi di Kansas City sulla casa dei Gerhardt, aveva lasciato in sospeso il destino della famiglia criminale. Ora scopriamo che la sparatoria ha fatto fuori il patriarca Otto, come si evince dal funerale dell'uomo assieme alle esequie prive di salma di Rye.
Le cose non si mettono bene per Floyd (
Jean Smart), che decide di collaborare con la polizia - o così dà a intendere a Hank (
Ted Danson), rivelandogli informazioni preziose sui magazzini della mafia di Kansas City. Non sappiamo a cosa condurrà questa stramba alleanza, non sappiamo quanti Gerhardt dovranno ancora morire, ma sappiamo che, sul fronte opposto, la fortuna non sta arridendo neppure a Mike Milligan (
Bokeem Woodbine), il cui boss invia il temibile Becchino a punire nel peggiore dei modi lo scagnozzo inadempiente. Mike si prepara allo specchio, e sembra di leggergli in faccia una rassegnazione simile a quella di un uomo che sta per salire sul patibolo: la sorpresa è ancora più accentuata, quindi, nel vederlo far fuori a sorpresa - aiutato dal fratello Kitchen ancora vivo - sia il Becchino che i suoi due aiutanti asiatici. È una svolta formidabile, che segue la scia di sangue di un sentiero che punta dritto verso un'esplosione di violenza. Non ci viene detto nulla di nuovo: abbiamo già visto Mike uccidere e questo Becchino non rappresentava, di fatto, nulla più dell'ennesimo criminale dal nome minaccioso. Ma il gesto di Mike è segno di un'irrimediabile rottura e, cosa ancor più importante, lo inserisce a pieno titolo nel girone di disperati che animano la scena di Fargo. Ormai, anche lui ha perso il controllo; la situazione gli è sfuggita di mano.
E il caos sembra entrare prepotente anche nella vita di Betsy (Cristin Milioti), finora così attenta a mantenere il controllo sulla tragedia medica in atto nel suo corpo. Dopo averci regalato una splendida, divertente e straziante scena con Karl (Nick Offerman), in cui sembra predisporre con calma il futuro di Lou alle prese con la vedovanza, trova in casa di suo padre una finestra aperta sull'ignoto. L'uomo ha infatti tappezzato le pareti del proprio studio di simboli strani, che da un lato potrebbero rimandare alla tematica fantascientifica sfiorata nei primi episodi; dall'altro, potrebbero aprire uno spiraglio inquietante sulla psiche di un uomo finora apparso pienamente equilibrato, ma forse provato più di quanto sembri dalla scomparsa della moglie e dalla malattia della figlia.
Dovremo aspettare per saperne di più su questo mistero della vita di Hank, così come dovremo aspettare ancora per scoprire cosa è successo ai Blomquist che, a quanto ci svela la scena finale dell'episodio, hanno nientemeno che Dodd Gerhardt nel bagagliaio della macchina. Hanzee (Zahn McClarnon) dovrebbe essere sulle loro tracce da qualche giorno, e riporta ai Gerhardt di sapere dove si trovi il figlio maggiore, ormai scomparso da qualche giorno. L'impressione è di una catena destinata a spaccarsi da un momento all'altro, ormai prossima al limite di tensione. Il che, inutile nasconderlo, ci fa leccare i baffi al pensiero dei prossimi capitoli di questa perla televisiva.