Fargo 2x01, "Waiting for Dutch" - La recensione

Torna sugli schermi più in forma che mai Fargo di Noah Hawley, facendo un balzo indietro nel tempo e un balzo in avanti in qualità

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Spoiler Alert
È proprio vero che chi ben comincia è a metà dell'opera. E l'inizio di Waiting for Dutch, premiere della seconda stagione di Fargo, è quanto di più folgorante il suo esigente pubblico potesse sperare di vedere dopo una prima tranche di episodi che ha fatto letteralmente impazzire pubblico e critica per il suo caustico umorismo e la sua estetica tanto impeccabile quanto personale. E tale estetica si riconferma unica già dai primi fotogrammi di questo nuovo episodio, una camera fissa in bianco e nero che riprende il set di un film con Ronald Reagan, Il Massacro di Sioux Falls (evento già citato nella prima stagione). Ma il buon Ronnie è fuori campo, intento a farsi puntellare da un numero imprecisato di frecce, mentre l'aiuto regista discorre con un nativo che di nativo non ha niente, proveniendo dal New Jersey. Basterebbe già questo a far capire che sì, le altissime aspettative nei confronti dei nuovi episodi di Fargo sembrano davvero ben riposte.È proprio vero che chi ben comincia è a metà dell'opera

La vicenda, ispirata a eventi realmente accaduti ma ammantati, per l'occasione, di un ironico realismo magico quasi pirandelliano, ha luogo nel 1979. Ritroviamo un giovane Lou Solverson (Patrick Wilson; lo stesso personaggio, nella prima stagione, aveva il volto di Keith Carradine), alle prese con una moglie in lotta col cancro, una bambina di sei anni che, lo sappiamo, seguirà anni dopo le sue orme, e con un caso di omicidio dietro cui si cela la goffa mano di Rye Gerhardt (Kieran Culkin), ultimogenito di una famiglia criminale. L'incauto Rye, dopo aver fatto fuori tre persone - tra cui un altero giudice che si paragona al biblico Giobbe - in una tavola calda, viene investito da Peggy Blomquist (Kirsten Dunst), che torna a casa e lascia nel garage macchina e cadavere, che cadavere (ancora) non è. Ci penserà l'amorevolmente stolido marito Ed (Jesse Plemons) a mettere fine alle sofferenze dell'uomo, precipitando dallo stato di grazia ovattata e volgare nel quale s'illudeva di poter condurre una vita tranquilla, attorniato da pargoli desiderati solo da un lato della coppia.

La trama promette bene, i dialoghi risultano persino più acuti e accattivanti di quelli della prima stagione e sorprende notare la capacità dell'autore Noah Hawley non solo di bissare, ma anche di surclassare la varietà tematica della precedente annata. Torna potente quel senso di beffarda coincidenza che ha permeato la serie FX fin dall'inizio, distaccandosi dal film d'origine pur mantenendo una fedeltà di fondo alla sua impronta caustica. Al servizio di una rete narrativa più articolata di quanto abbiamo visto finora, la regia agile e visivamente sublime di Randall Einhorn, che si concede una libertà creativa mai fine a sé stessa, ma strumento di racconto che scorta le scene ognuna verso la miglior uscita possibile. Come un buon vino, Fargo è quindi migliorato a distanza di mesi, avventurandosi a passo sicuro su un terreno - innevato, come sempre - in cui catastrofe e buona sorte vanno a braccetto, e il sarcasmo più feroce si mescola a piccoli ma sapienti sprazzi di sentimento che riesce, però, a non scadere mai nel sentimentalismo. Se il buongiorno si vede dal mattino, il sole pare davvero arridere a questa nuova stagione di uno show che, stando a queste premesse, potrebbe riconfermarsi una perla memorabile del panorama televisivo statunitense.

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