Fargo 1x07 "Who Shaves the Barber?": la recensione

Settimo episodio per Fargo: puntata di transizione che ci avvicina al finale

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Who shaves the barber? Ancora il richiamo ad un paradosso, ad una situazione tanto teorica e impossibile quanto stuzzicante e stimolante. Si immagina un contesto assurdo, quello di un villaggio isolato, una realtà chiusa e inaccessibile dall'esterno, nel quale esiste un solo barbiere, che, per una condizione altrettanto netta, ma che dobbiamo accettare per assoluta, rade tutti gli uomini che non si radono da soli. A questo punto la domanda, da cui prende il titolo l'ultimo episodio di Fargo. Massime e paradossi vari continuano a tornare sistematicamente, come unica chiave di lettura possibile della storia impossibile che stiamo seguendo. La serie di FX si avvia alla conclusione stagionale, che nel suo caso segnerà anche la fine della vicenda raccontata, e lo fa con un episodio che forse è sbagliato definire di transizione, ma che comunque si limita a consolidare determinate situazioni in vista dello sprint finale.

I titoli di testa, presentati in un crescendo quasi furioso che sfocia in una scritta rosso sangue su fondo nero, arriveranno solo dopo dodici minuti dell'inizio della puntata, e rappresentano il culmine del piano messo a punto da Lester la scorsa puntata. C'è un contrasto quasi disturbante tra la mediocrità della figura interpretata da Martin Freeman e il carattere diabolico delle sue azioni. Nel caso di Lorne si può parlare di un personaggio "nato" per noi in un certo modo, coerente con se stesso, difficile da inquadrare, ma comprensibile nel quadro generale. Lester no. Il personaggio è passato da un estremo all'altro, dalla sottomissione all'amoralità, senza pentimento, senza guardarsi indietro, solo con la paura di essere scoperto. E non ha esitato, nel momento del bisogno, a incolpare il proprio fratello, che ora finisce in galera al posto suo.

Meccanico e artificioso a dir poco il modo in cui il piano di Lester va a termine, esattamente come ci aspetteremmo, e come il naturale passo seguente per lui sia quello di recarsi a casa della vedova di Sam Hess e concludere con lei in un momento grottesco (e per questo ottimo) realizzando la sua vendetta ideale contro tutti i soprusi sopportati fino a quel momento. In tutto questo continuano i percorsi paralleli di Molly e Lorne. La prima si risveglia all'ospedale, ferita dopo il colpo di pistola ricevuto da Gus per errore, ma sempre più determinata a tirar fuori il quadro completo. Un confronto con Mr. Wrench la mette sulla buona strada, ma la verità viene intralciata dall'incarcerazione del fratello di Lester.

Il momento più creativo dell'episodio viene invece affidato al solito Lorne, che dopo aver rintracciato i mandanti dei due uomini che volevano farlo fuori, si reca tranquillamente alla loro sede e compie una strage. Il tutto praticamente sotto gli occhi di due agenti dell'FBI non esattamente impeccabili. Parecchia computer grafica, forse troppa, ma è comunque un momento interessante quello in cui seguiamo, per modo di dire, la carneficina, dall'esterno, solo immaginandola tramite i rumori e le grida che ci arrivano.

Puntata quindi che consolida alcune situazioni, mentre ne risolve altre. Ormai la scrittura di Noah Hawley inizia a chiudere il cerchio e a sottrarre elementi invece di aggiungerne. Da questo momento inizia la corsa verso il finale.

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