Fargo 1x03 "A Muddy Road": la recensione

Terzo ottimo episodio per Fargo, che contiene anche un importante riferimento al film originale

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Dai pesciolini che abbiamo visto nel poster motivazionale a casa di Lester nel primo episodio – quello con la scritta "what if you're right and they're wrong" – a quelli dello screensaver sul computer del povero malcapitato che viene rapito da Malvo ad inizio episodio. E quindi Fargo che si ricollega al principio della sua malata storia gettando un po' di luce, non troppa, sulla figura che vedevamo saltar fuori in boxer dal bagagliaio della macchina dopo l'incidente della prima scena. Un  prologo come al solito fulminante e ben diretto quello del terzo episodio di Fargo, intitolato A Muddy Road, che si conclude con uno stacco dal passato al presente che non può non ricordare un certo momento di Shining, e che ricollega l'intera indagine al ritrovamento del cadavere. È solo l'inizio del terzo episodio riuscito dello show di FX, che sempre più settimana dopo settimana continua a convincere.

Molly denota un intuito non da poco nelle indagini che, unito ad una serie di accorgimenti che sembrano venirle quasi naturali (come quando "accidentalmente" mostra la foto di Malvo a Lester per osservare la sua reazione), la mettono sulla giusta strada per ricostruire gli avvenimenti. Attraverso una registrazione filmata, confermata in conclusione di episodio dalla confessione dell'agente Gus Grimly (Colin Hanks), la protagonista femminile decifra il collegamento tra il cadavere nei boschi e gli omicidi a casa Nygaard. Ciò che ancora le manca, ma su cui ormai sembra più convinta che mai, è il ruolo di Lester nella vicenda.

Proprio Lester intanto cerca di emergere dal mare di sterili autoconvincimeni e motivazioni sparse in giro per la casa (notiamo un "Dream. Hope. The key to life is happiness" attaccato al frigo). Butta fuori il veleno come il pus da una ferita, e decide di tornare al lavoro. Tanto per aggiungere ulteriore confusione e per intricare ancora di più la vicenda, verrà poco opportunamente mandato a casa di Sam Hess a discutere con la moglie per le pratiche assicurative. Mentre i due figli idioti della donna se le danno di santa ragione come fossero protagonisti di Jackass, la vedova – non proprio inconsolabile – si getta praticamente tra le braccia di Lester. È una soluzione abbastanza prevedibile e sgamabile, ma anche divertente. Quando il ritorno ad una vita normale non sembra più un miraggio irraggiungibile, ecco comparire all'orizzonte dell'uomo i due killer Numbers e Wrench. La loro è solo un'apparizione minacciosa, ma basta per riportare in confusione Lester.

Terzo e ultimo filone dell'episodio e della storia, quello di Lorne Malvo, che prosegue nelle indagini per scoprire chi sta ricattando il re dei supermarket.Viene fuori che la moglie non c'entra nulla, e che dietro tutto si trova un piccolo e mediocre individuo, con nessuna conoscenza in particolare sul passato dell'uomo. Lorne coglie la palla al balzo e passa dall'altra parte della barricata, trasformandosi a sua volta in ricattatore e iniziando a molestare pesantemente (uccisione del cane, sangue dalla doccia) l'uomo che lo aveva assunto. Da segnalare il collegamento tra serie tv e film: nell'ufficio di Stavros viene celebrato un rompighiaccio rosso che cattura l'attenzione di Lorne. Il riferimento è allo strumento con cui, nel film originale, Steve Buscemi segnava il punto dove venivano seppelliti i soldi del riscatto. A questo punto l'origine dei soldi del re della catena di supermercati non sembra più un mistero.

Anche in questo episodio Fargo continua a giocare tra drama e humour nero, tra realtà quotidiana e senso del grottesco che si insinua nella vita di tutti i giorni attraverso i canali più insospettabili. È il surreale che emerge in una banale, falsa e stupida discussione a cena tra Molly e una sua amica che le parla di ragni che escono dal collo. Un po' vero, un po' falso, esattamente come la storia a cui stiamo assistendo, quella che viene sempre introdotta dalle parole "this is a true story". Ma la cosa più importante, anche perché risponde al timore maggiore che potevamo avere alla vigilia dello show, è che ognuno di questi momenti ha una sua specificità, una sua forza espressiva, la semplice – da non sottovalutare – capacità di farsi ricordare. Fargo è uscito immediatamente fuori dall'ombra del lungometraggio originale, che alla terza puntata è già lontanissimo e presente solo tramite alcune sporadici riferimenti.

La regia e la costruzione delle inquadrature sono di alto livello e aiutano, ma non siamo di fronte ad un semplice esercizio di stile. I caratteri emergono per scrittura e interpretazioni e ogni momento, sia esso una cena ad una tavola calda o un confronto serrato in uno sgabuzzino o un riferimento all'apocalisse zombie, ha una sua forza espressiva. Se Billy Bob Thornton è la certezza e il resto del cast non è da meno, Allison Tolman è la sorpresa grandiosa, quella che offre la performance che non fa affatto rimpiangere i momenti in cui attori più noti non sono in scena.

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