Far Cry Primal, la recensione

Nel Mesolitico nessuno potrà sentirvi urlare: la recensione di Far Cry Primal

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Takkar è un fiero cacciatore vissuto in una zona non meglio specificata dell’Europa centrale, ben dodicimila anni fa, in pieno Mesolitico. Si tratta di un’epoca complicata per la nostra specie, ancora in balia delle forze della natura e nel bel mezzo di una lotta con l’adattamento ad un nuovo ecosistema. Sorgono i primi accampamenti e l’uso del fuoco è ormai una tecnologia alla portata di tutti, ma l’esplorazione e conquista di questa nuova terra vergine va condotta con circospezione, nella piena consapevolezza che minacce e pericoli si annidano ovunque, anche di fronte al più ammaliante dei panorami. Non ci sono le moderne tecniche mediche a riparare ai danni di una rovinosa caduta; il morso di un serpente è praticamente letale; lupi e orsi non temono affatto lance e archi; l’uomo, in breve, non è alla testa della catena alimentare. C’è di peggio, ovviamente, perché nonostante le materie prime abbondino e non ci sia alcun problema di sovrappopolazione, già a quei tempi c’erano sufficienti motivi e strumenti per giocare alla guerra, mossi da istinti primordiali e smanie di predominazione.

Far Cry Primal non tarda a palesare i numerosi difetti che finiscono per azzopparne e sporcarne il gameplay, ma ha un lampante pregio capace, praticamente da solo, di tramutare la produzione Ubisoft in una delle migliori avventure videoludiche di questa generazione di console: nel pieno rispetto dei cardini della saga, propone qualcosa di innovativo, atipico, per certi versi originale e bizzarro. Qui non si spara, non si lanciano bombe, non ci sono adrenalinici inseguimenti a bordo di potenti veicoli, non ci si sollazza vedendo ingigantirsi progressivamente il proprio arsenale o raccogliendo risorse per costruire una corazza più efficiente. Erroneamente si potrebbe considerare la creatura di Ubisoft Montreal uno sparatutto, non fosse altro perché è questo il genere di riferimento di Far Cry, ma è più corretto definirla un’avventura a tutto tondo, una sorta di simulatore, per quanto semplificato, di vita preistorica.

[caption id="attachment_151154" align="aligncenter" width="600"]Far Cry Primal screenshot 1 Sparse per il continente di Oros ci sono diverse grotte che andranno esplorate da cima a fondo in quanto nascondono bonus di vario genere. Oltre a saggiare le vostre capacità con i salti, queste sezioni richiederanno l’utilizzo di un pizzico di materia grigia per scovare i sentieri e capire come raggiungere le varie ubicazioni.[/caption]

Oros è una gigantesca vallata piena d’insidie, nemici, collezionabili da scovare e, ovviamente, missioni da completare. Ci sono animali da cacciare, utili per appropriarsi di materie con cui potenziare l’equipaggiamento; accampamenti da conquistare, necessari per incrementare il numero di abitanti del villaggio; personaggi secondari in grado di insegnare nuove abilità e, manco a dirlo, sempre desiderosi di affidare al prode Takkar nuovi compiti, sempre per il bene della comunità. La struttura portante di qualsiasi Far Cry è presente anche in Primal, praticamente immutata e incentrata sul piacere dell’esplorazione, sul vivo senso di progressione che si sprigiona ad ogni avversario abbattuto, ad ogni tesoro scovato.

Takkar, al contrario dei precedenti eroi della serie, vive in un mondo ostile in cui combatte contando su risorse e strumenti limitati. Arco, frecce, clava e lancia: non ci sono molte altre armi a difenderlo dalla furia dei guerrieri degli altri clan e soprattutto dai tanti predatori che abitano nella valle. Una volta bastava pazientare qualche ora per avere un arsenale adeguato a fronteggiare senza problemi qualsiasi bestia feroce. In Primal il rischio persiste sino ai titoli di coda. Un orso, una tigre dai denti a sciabola, un branco di lupi sono potenzialmente mortali indipendentemente dai punti abilità accumulati e dall’efficacia raggiunta dall’equipaggiamento. Allo stesso modo anche uno sparuto manipolo di sentinelle va affrontato con condizione di causa.

Primal estremizza l’anima survival della saga, attualizzandola di continuo, concretizzandola in tutta la sua drammaticità ad ogni nuova minaccia. Si procede spesso lentamente, nascondendosi tra la vegetazione, drizzando le orecchie in cerca di rumori e versi che possano rilevare una presenza ostile. La mini-mappa, retaggio “tecnologico” necessario per orientarsi nell’intricato continente, dà una grossa mano, ma per sopravvivere è necessario valutare continuamente rischi e svantaggi di ogni azione intrapresa. Vince l’approccio stealth, naturalmente, soprattutto quando si tratterà di conquistare avamposti o abbattere interi gruppi di nemici. In questi casi, il piacere che si prova nell’abbattere la prima linea con precisi colpi d’arco e le retrovie attendendo nascosti il momento migliore per colpire, non ha eguali. Affrontare una lunga e fredda notte, quando i pericoli aumentano ulteriormente, solo per cacciare bestie particolarmente rare e forti, regala brividi a fior di pelle. Raggiungere la cima di una montagna, dove ad attendervi ci sarà una sicura ricompensa, magari imboccando un sentiero nascosto tra rocce e vegetazione, è fonte di soddisfazioni in abbondanza.

[caption id="attachment_151157" align="aligncenter" width="600"]Far Cry Primal screenshot 2 L’art design di questo episodio di Far Cry è semplicemente straordinario. Gli artisti di Ubisoft sono riusciti a regalarci una ricostruzione dell’Europa del 10000 a.C. credibile e paesaggisticamente parlando superba.[/caption]

Alle proprie potenzialità offensive, dopo poche ore di gioco, si aggiungono gli animali selvatici che, opportunamente domati e ammaestrati, si comportano come abilissimi alleati. Il gufo, che controllerete direttamente, è fondamentale per analizzare la situazione dall’alto, così da scoprire numero e ubicazione degli avversari. Predatori di vario genere e stazza, dal canto loro, vi seguiranno fedelmente, dandovi manforte durante i combattimenti. Non si tratta certamente di una feature originale, né particolarmente determinante dal punto di vista del possibile approccio che potrete adottare in battaglia. Allo stesso tempo però dona un pizzico di varietà, oltre a rendere la vita lievemente più facile al buon Takkar.

"Un orso, una tigre dai denti a sciabola, un branco di lupi sono potenzialmente mortali indipendentemente dai punti abilità accumulati e dall’efficacia raggiunta dall’equipaggiamento"

Come anticipato tuttavia, non ci troviamo di fronte ad un gioco perfetto. La trama, punto di forza della passate iterazioni, è mortificata dal setting di riferimento, contrappasso comprensibile visto che il linguaggio primitivo utilizzato, comunque efficace per incrementare il livello di realismo, impedisce alla sceneggiatura di tratteggiare personaggi sfaccettati e psicologicamente profondi. Anche il combat system annaspa nei caotici e poco coinvolgenti scontri a corta distanza. L’imperativo di assumere un basso profilo contrasta il palesarsi di questo limite del gameplay, ma quando si menano le mani è sconsolante notare come il tutto si risolva in una sconclusionata pressione dei pulsanti deputati all’attacco. Anche le rare sessioni nelle quali sarete chiamati a cavalcare un animale selvatico non brillano per precisione. Difetti a ben vedere anche invalidanti e capaci di influire negativamente sull’esperienza, ma non bastano a rovinare lo splendido lavoro compiuto dagli sviluppatori, che sono riusciti a proporre qualcosa di nuovo pur rispettando i canoni del brand.

[caption id="attachment_151156" align="aligncenter" width="600"]Far Cry Primal screenshot 3 Per l’occasione, gli sviluppatori si sono persino inventati una lingua pseudo-proto-indoeuropea, opportunamente sottotitolata ovviamente, con cui si esprimono tutti i personaggi del gioco. Un tentativo apprezzabile che non fa altro che incrementare il livello di realismo ricercato.[/caption]

Far Cry Primal è un’avventura che richiede impegno e dedizione, ma che premia l’utente in decine di modi diversi. L’esplorazione permette di mettere le mani su numerosi potenziamenti e Oros è un continente ricco di scorci stupefacenti e panorami mozzafiato. Veder crescere il proprio villaggio, missione dopo missione, dona nuove abilità al protagonista e rende tangibile il senso di progressione. Anche combattere, magari scortati da un lupo o un orso, regala qualche momento particolarmente riuscito, a patto di abbracciare completamente un approccio stealth visto che gli scontri a viso aperto, oltre che estremamente pericolosi, mettono in evidenza tutti i limiti del combat system. Divertente, appassionante e originale, Far Cry Primal è consigliato sia ai fan della serie, sia a chi non ha mai gradito gli FPS classici e, magari, da sempre sogna di vivere in prima persona gioie e dolori di un uomo primitivo.

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