Fantasy Island, la recensione

La serie tv Fantasilandia diventa Fantasy Island (come il titolo originale), un film dell'orrore che racconta bene i nostri tempi pur rimanendo un film terribile

Critico e giornalista cinematografico


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Fantasy Island, di Jeff Wadlow: la recensione

Quando andava in onda Fantasilandia, a fine anni ‘70 e inizio anni ‘80 (ben 7 stagioni) il mondo dei media era diverso. La televisione raccontava il benessere e vendeva il benessere. In America erano gli anni d’oro della pubblicità e se il cinema era il territorio della paura e del complotto, dei film audaci pieni di antieroi, la televisione invece viveva una sua prima stagione propulsiva in fatto di serialità ma raccontando il mondo semplice, dei buonissimi e cattivissimi, degli amori intramontabili e delle famiglie ideali.

La televisione era il territorio della ricerca della felicità e del potere del denaro. Fantasilandia era il suo avamposto più remoto. Ogni puntata tre storie, ogni storia aveva a che vedere con persone che pagavano per vedere soddisfatta una loro fantasia. Rivedere un figlio morto o un amante scomparso, avere una seconda occasione, essere potente… Non sempre le cose andavano bene ma c’era sempre una morale.

Quando arriva in sala Fantasy Island, a cavallo tra gli anni '10 e gli anni '20, il mondo del cinema americano trabocca di due cose: franchise e horror. Così Fantasy Island e la possibilità di soddisfare le fantasie di 3 avventori diventa una maledizione, un‘ancestrale lotta contro una forza che eseguirà i desideri altrui non importa quel che costi. Qualche volta nella serie tv, Roarke, il custode e maitre dell’isola doveva intervenire per bonariamente salvare qualche incauto avventore. Qui è una figura maledetta anch’essa, è un forzato dell’isola che non vuole per nulla intervenire e lascia morire. Fantasy Island è l’ennesima prova di quanto oggi il cinema sia il terreno delle minacce immense (ci siano o meno supereroi a combatterle), della paura, della mostruosità e dei sogni malati che è meglio non sognare mai.

Sarebbe stato fantastico se in tutto questo Fantasy Island fosse stato anche un buon film ma non è così. Le fantasie banalissime di vendetta, omicidio, punizione e rancore si abbattono su un gruppetto di avventori come fossimo in Final Destination. Il potere dell’isola non è misterioso ma spiegato (anche se fa tutto acqua da ogni parte, a metà tra tecnologico e magico, tra pietre misteriose e un esercito privato) e la modalità è sempre la stessa di film di comprovato successo: punire qualcuno per dei peccati nel loro passato ma farlo in modi elaborati e coreografici, che siano d’intrattenimento per il pubblico. Si arriveranno a scomodare zombie e lanciarazzi (in quest’ordine) per cercare disperatamente di chiudere tutto e andare a casa, in un rincorsa dell’assurdo. Fantasy Island fa della banalità la sua cifra, ci tiene a non creare nulla e pensa sia molto intelligente già solo l’idea di ribaltare qualcosa che conosciamo per essere ingenuo e solare, in qualcosa di pericoloso e mortale. Salta però fuori che non è così intelligente e non basta.

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