Fallout (stagione 1), la recensione
La prima stagione di Fallout mescola con cura dramma, umorismo, azione e splatter. Un mix perfetto sia per gli appassionati che per i neofiti
La recensione della stagione 1 di Fallout, dall'11 aprile disponibile su Prime Video
Lo ammettiamo: inizialmente eravamo spaventati da questa prima stagione di Fallout. Riuscire a tradurre le atmosfere postapocalittiche della saga creata da Interplay Entertainment non era affatto semplice, come non lo era trovare quell’equilibrio tra dramma e commedia tipico delle sceneggiature dei vari episodi del franchise. Aggiungeteci un naturale scetticismo nei confronti delle trasposizioni cinematografiche e televisive di videogiochi ed ecco che capirete perché ci siamo avvicinati alla serie con la dovuta diffidenza. Eppure, come ormai avrete capito, ci sbagliavamo.
TRE PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
Partiamo da un’informazione necessaria: la storia di Fallout è canonica all’interno dell’universo narrativo di Bethesda. Lo show è infatti ambientato nove anni dopo quanto visto nel quarto capitolo della saga, ma badata bene: non serve conoscere nulla di quanto accaduto nei videogiochi per comprenderne gli sviluppi. Allo stesso tempo, però, nello show vengono rivelati elementi importanti per il futuro della serie. Elementi che potrebbero effettivamente finire per coinvolgere quel Fallout 5 tanto atteso dai fan, ma ancora non annunciato dagli sviluppatori.
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La trama di questa prima (e speriamo non ultima) stagione si focalizza su tre protagonisti, più qualche personaggio di contorno che si dimostra via via più importante all’interno della serie.
Lucy (Ella Purnell) è un’abitante del Vault 33, uno dei bunker sotterranei che ha permesso ad alcuni esseri umani di sopravvivere a un devastante olocausto nucleare. In seguito a una situazione inaspettata (che non vi riveliamo per amor di spoiler), la ragazza è costretta a salire in superficie. Un'azione che la mette di fronte alla verità, facendole scoprire quel che ne è stato degli esseri umani. Maximus (Aaron Moten), invece, è un ragazzo che ha un solo obiettivo: entrare nella Confraternita dell’Acciaio, un gruppo militare con lo scopo di mantenere l’ordine nella Zona Contaminata. Un sogno per il quale sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa. Infine troviamo un misterioso Ghoul (Walton Goggins), mutante con diversi anni sul groppone divenuto un letale cacciatore di taglie.
Ognuno di questi tre personaggi ha storyline uniche, ma capaci di ipnotizzare lo spettatore con continui colpi di scena e prove attoriali di altissimo livello (Goggins su tutti). Impossibile non innamorarsi dell’ingenuità di Lucy, della malata determinazione di Maximus e del carisma del Ghoul. Eroi differenti tra loro, ma che sembrano rappresentare i molteplici approcci al mondo di Fallout da parte dei giocatori. L’innocente ragazza, infatti, sembra proprio rappresentare coloro che amano esplorare in lungo e in largo la Zona Contaminata, tuffandosi in pericoli via via sempre più grandi. Il militare, invece, coloro che seguono la trama principale dei videogiochi, completando una missione dopo l’altra. Il Ghoul, infine, coloro che si divertono con le missioni secondarie, comportandosi come dei veri e propri cacciatori di taglie. Una scelta affascinante, che ammettiamo di aver amato sin dalla prima puntata.
IL SOTTILE CONFINE TRA TRASH E CAPOLAVORO
Se la trama di Fallout ci ha conquistati, lo stesso si può dire della messa in scena. La serie sviluppata da Jonathan Nolan e Lisa Joy fa grande uso di effetti speciali, ma sfrutta soprattutto oggetti fisici per dare una maggior sensazione di tangibilità a creature e ambienti. La non sempre brillante CGI viene inoltre mascherata da un filtro che trasmette un tocco pacchiano, perfettamente in linea con la palette cromatica scelta e i vari costumi di scena.
A uno primo sguardo, Fallout può sembrare una roboante opera trash. Uno dei pregi della serie sta però proprio nel riuscire a mantenersi coerente con sé stessa, affascinando lo spettatore col suo stile unico e carismatico. Non manca, inoltre, un’elevata dose di violenza e gore, mascherata da quell’umorismo tipico della saga videoludica. Una mossa che rende questa serie TV estremamente godibile anche per chi non è avvezzo a vedere show con arti strappati e fiumi di sangue. Ancora una volta Fallout riesce a risultare migliore della somma delle sue parti. Un prodotto non solo perfetto per i fan del brand, ma incredibilmente interessante anche per chi non ne ha mai sentito parlare. Anzi: proprio questi ultimi potrebbero trovare la serie così intrigante da avvicinarsi ai videogiochi, contribuendo quindi a un ritorno di fiamma del franchise.
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Impossibile poi non elogiare anche l’ottimo lavoro svolto sulle musiche in pieno stile anni Cinquanta. Musiche pescate per la maggior parte direttamente da Fallout 3 e da Fallout 4, risultando quindi perfettamente in linea con quanto ascoltato all’interno del videogioco. L'ennesima dimostrazione di rispetto nei confronti del materiale originale.
FALLOUT, IL COMMENTO FINALE
Come accennato in apertura, Fallout è l’ennesima prova che i videogiochi possono essere tradotti in film e/o serie TV di qualità. Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner non solo conoscono alla perfezione il materiale originale, ma sembrano esserne anche grandi appassionati. Fallout è una serie che trasuda amore, carisma e radiazioni. Un’opera perfetta per gli amanti del videogioco e incredibile per tutti gli altri. La conferma della bontà di un universo narrativo proveniente dal passato, perfetto anche per il presente e che, speriamo, non rispecchi il futuro verso il quale la razza umana si sta dirigendo.
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