Fallout 76: Wastelanders, ora o mai più | Recensione

Fallout 76: Wastelanders non tramuta il controverso progetto di Bethesda in un capolavoro, ma lo rende un bel gioco

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Fallout 76: Wastelanders, ora o mai più | Recensione

Se è vero che spesso e volentieri si pecca di eccessiva intransigenza nei confronti di progetti che palesano alcune pecche, ignorandone quasi completamente i molteplici pregi (e il recente remake di Resident Evil 3 ne sa qualcosa in merito), nel caso di Fallout 76 ogni critica rivolta a Bethesda è stata più che dovuta, quasi un gesto di civiltà per evitare che simili eventualità possano ripetersi in futuro.

Del resto, l’MMO del publisher statunitense era nato prematuro, afflitto da fin troppi problemi tecnici, anemico sotto il profilo contenutistico. C’era una mappa di discrete dimensioni, un gran numero di missioni, armi e oggetti da recuperare in gran quantità, ma era un mondo fondamentalmente vuoto, ridondante, per nulla vario.

A suon di aggiornamenti e piccole novità introdotte a cadenza regolare, Fallout 76, quasi inspiegabilmente, è sopravvissuto a scelte incomprensibili degli sviluppatori, errori di comunicazione madornali, il costante spopolamento dei server.

[caption id="attachment_210723" align="aligncenter" width="1000"] L’espansione introduce naturalmente nuovi alleati[/caption]

Fallout 76: Wastelanders, in quest’ottica, va considerato come l’estremo appiglio a cui si è aggrappata la sfortunata produzione, presa non certo stabile, ma salvifica, nuovo perno su cui far leva per una difficile, ma non impossibile rinascita.

Del resto, bastava ascoltare le richieste dei fan per rimettere in carreggiata il gioco. Sconfitta la Piaga degli Ardenti, un po’ come se si fosse innescata la Fase 2 a cui tutti aneliamo in questi giorni, l’Appalacchia è tornata ad essere abitata da NPC generosi di quest, sempre ben disposti a fare due chiacchiere.

Senza troppi giri di parole, l’espansione ripristina l’anima ruolistica che da sempre ha alimentato il motore della saga, rendendo nuovamente centrale il potere decisionale del videogiocatore, libero non solo di scegliere a quale delle due fazioni prestare i propri servigi, Foundation o Predoni, ma anche di influenzare il corso dell’avventura rispondendo in modi diversi, quando incalzato dall’interlocutore.

Fallout 76: Wastelanders, tuttavia, sin dalle premesse si macchia di due errori non da poco. Da una parte subissa il neofita di fin troppe informazioni, luoghi da visitare, personaggi con cui parlare, compiti da portare a termine. Un overflow che non dispiacerà a chi cerca un modo come un altro per tenersi impegnato, ma che scoraggerà chi preferisce, almeno all’inizio, un’esperienza più lineare con cui immergersi gradualmente nelle meccaniche che gestiscono il gameplay.

D’altra parte, se deciderete di cominciare con un nuovo personaggio, o se per voi sarà la prima volta con Fallout 76, dovrete raggiungere il livello 20 prima di poter prendere parte alla nuova campagna. L’idea, di per sé, non è affatto disprezzabile, visto che sarete inziati ad una sorta di riassunto delle puntate precedenti, sintesi che tuttavia si avvale delle principali novità introdotte per l’occasione, presenza di personaggi umani in primis.

L’intento è assolutamente apprezzabile, ma purtroppo questo lungo prologo perde piuttosto in fretta la sua carica dinamica, accontentandosi di proporre missioni poco intriganti.

Superato l’ostacolo, grazie ad una scrittura più coinvolgente, la situazione migliora, seppur solo parzialmente. L’MMO continua a soffrire di quest che si assomigliano fin troppo, con obiettivi in troppi casi fini a sé stessi, che non danno mai l’idea di una trama integrata e tesa verso un fine prestabilito.

[caption id="attachment_210724" align="aligncenter" width="1000"] Le Aquile Sanguinarie e i Cultisti dell’Uomo Falena saranno le nuove fazioni che dovrete contrastare con ogni mezzo[/caption]

In ogni caso, Fallout 76: Wastelanders ha il grande pregio di reintrodurre skill legate al carisma, fondamentale per sbloccare opzioni di dialogo ulteriori che sviluppano la narrazione in diversi modi. Inoltre, in certi casi vi ritroverete invischiati in autentiche missioni testuali, a sottolineare ulteriormente il riavvicinamento del brand agli RPG. In queste fasi vi capiterà di avere conversazioni con più personaggi contemporaneamente, in cui potrete decidere se tentare un approccio diplomatico o spingere verso il conflitto.

Anche il C.A.M.P. ha beneficiato di un upgrade non da poco. Come in Fallout 4, finalmente potrete accogliere nel vostro insediamento alcuni NPC che non solo elargiranno nuove quest, ma difenderanno anche l’avamposto quando non ci sarete.

Fallout 76: Wastelanders non tramuta il controverso progetto di Bethesda in un capolavoro. I problemi tecnici continuano ad influenzare l’esperienza e alla lunga noterete come le attività da svolgere sono praticamente sempre le stesse.

Ciononostante, siamo di fronte ad un’espansione che salva il gioco dal baratro e lo rende finalmente piacevole, divertente, sfaccettato. Il lupo solitario potrà esplorare la mappa senza alcun tipo di problema, mentre chi è in cerca di compagnia si aggregherà facilmente ad un gruppo di avventurieri per completare in compagnia una manciata di quest.

Se siete neofiti non fatevi scoraggiare dall’imponente flusso di attività che vi investirà appena usciti dal Vault. Se pretenderete di prendere parte ad ogni missione proposta, è probabile che verrete sopraffatti. Al contrario, dedicatevi solo a ciò che vi intriga. Scoprirete così un MMO tecnicamente imperfetto, ma ricco di scenari suggestivi e NPC ben caratterizzati.

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