Fallen Angels: Angeli caduti, la recesione

Fallen Angels è una miniserie dal taglio più filosofico che risente di una componente artistica non sempre all'altezza della situazione

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Fallen Angels #1, anteprima 01

Sull’isola senziente di Krakoa, i mutanti hanno fondato la loro nazione-stato: accantonate vecchie inimicizie, tutti gli Homo Superior della Terra vivono - o almeno ci provano - in pace. Se avete avuto seguito la rivoluzione mutante ideata da Jonathan Hickman partita sulle pagine delle miniserie House of X e Powers of X, saprete di cosa parliamo. All’interno di una schiera così grande, ovviamente, c’è qualche animo inquieto che non riesce a integrarsi del tutto in questa nuova realtà. Tra questi, troviamo Psylocke, Cable e X-23, protagonisti della miniserie in sei parti Fallen Angels.

Il titolo è l’ultimo della prima ondata di testate targate Dawn of X e ci offre un ulteriore sguardo sul sottobosco mutante riunitosi sull'isola. Ai testi troviamo Bryan Edward Hill affiancato al tavolo da disegno da Szymon Kudranski. Come detto in apertura, la vicenda è incentrata su mutanti che - nonostante il cambio di scenario - vivono un forte disagio interiore. Il fulcro intorno a cui ruota l’intero brossurato è Kwannon: il corpo della donna è stato usato per anni dalla britannica Betsy Braddock (protagonista di Excalibur); solo recentemente, la ninja asiatica ne è tornata in pieno controllo, ma adesso devo imparare a stare in mezzo a un gruppo di persone che la guardano con diffidenza.

Il discorso vale anche per gli altri due personaggi che campeggiano in copertina: Nathan Summers vive i travagli dell’essere un adolescente, mentre Laura Kinney - il clone di Wolverine - è stata cresciuta per uccidere e non riesce ad adattarsi a questa condizione di quiete. Tre anime giovani, tre spiriti irrequieti, guerrieri alla ricerca di una serenità mentale che gli permetta di trovare un ruolo in una società di fatto utopica.

"La diretta conseguenza di questa scelta è che le pagine di Angeli caduti siano dense di riflessioni e rimandi alla filosofia orientale, che contribuiscono a rendere la storia intrigante e ricca di riflessioni"Sin dalle premesse, dunque, è chiaro che Hill voglia dare un taglio diverso alla testata, trattando temi di un certo spessore quali identità, scopo, ribellione declinati con lirismo e una scrittura molto ricercata. La diretta conseguenza di questa scelta è che le pagine di Angeli caduti siano dense di riflessioni e rimandi alla filosofia orientale, che contribuiscono a rendere la storia intrigante e ricca di riflessioni.

Con grande maestria, infatti, veniamo condotti in un viaggio ricco di sfumature che richiedono grande attenzione per essere colte; ma lo sceneggiatore statunitense è abile nell'innestare su questo substrato psicologico una solida componente action che imprime brusche accelerazioni al racconto, alleggerendo spesso la tensione accumulata con sequenze adrenaliniche di grande efficacia.

Alla lunga, quello che manca è la presenza di un villain che faccia da spalla ai Nostri; certo, l’ottimo approfondimento dei personaggi e lo sviluppo che questi portano avanti lungo i sei numeri della miniserie mitiga in parte quest’assenza, rendendo meno determinante questo limite. Quello che però non passa inosservato è il non brillante lavoro di Kudranski alle matite e Frank D’Armata ai colori. Le tavole scorrono via senza particolare incisività, rischiano di vanificare l’ottimo lavoro di Hill. Allo stesso tempo, la gestione del colore di D’Armata è carente, ed evidenti appaiono alcuni errori grossolani, soprattutto nella gestione delle ombre.

Tra tutte le X-Testate fin qui presentate, Fallen Angels è quella con la componente artistica più debole; l'attento lavoro in fase di costruzione dei personaggi, però, permette alla miniserie di spiccare per l'interessante approfondimento di personaggi dotati di grande profondità.

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