Falla girare, la recensione

Con uno spunto demenziale che sembra la parodia del nuovo cinema di genere italiano, il secondo film di Morelli è una commedia che fa ridere

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Falla girare, la commedia di Giampaolo Morelli disponibile su Prime video dal 25 novembre

A differenza della quasi totalità delle commedie italiane Falla girare quando vuole creare una risata ci riesce. Che una simile notazione apra la recensione di una commedia come una grande notizia è, in sé, una constatazione pesantissima sullo stato del cinema commerciale. Là dove le commedie italiane lavorano di singole battute e conoscono solo l’umorismo verbale,Giampaolo Morelli (al secondo buon film da regista) quando vuole far pronunciare a qualcuno una battuta ha già creato una situazione, un’atmosfera e un tono che fanno sì che quella battuta stia su un piedistallo e possa atterrare bene. In più Falla girare è un fieramente scemo a tutti i livelli, scemo di quel tipo di idiozia che richiede una buona dose di intelligenza per essere messa su schermo e organizzata per sembrare tale. Scemo nei costumi, nelle soluzioni di trama, nella recitazione e solo alla fine scemo nelle battute, come culmine. 

Ad uno sguardo ossessionato dal tentativo di mutamento del cinema italiano può sembrare quasi una parodia dei “nuovi” film italiani. Ha innanzitutto la parodia di un high concept a reggere tutto, cioè non l’acqua che è finita o una guerra con un paese Europeo, ma la fine di tutta la marijuana del mondo non si sa perché (e non importa scoprirlo). E del resto è la parodia della trasformazione in duro il personaggio di Fabio Balsamo e sembra la parodia di un nuovo eroe da cinema italiano il protagonista, Natan (sempre Morelli, molto più bravo quando si dirige rispetto a quando è diretto), napoletano con legami al piccolissimo crimine che tuttavia è solo un influencer e anche uno dei meno svegli, noto più che altro per un video in cui i capelli della sua fidanzata prendono fuoco per via di candeline di compleanno eccessive da lui regalatele. Per questo è detto il piromane, con suo grande scorno. È un evento che vediamo all’inizio e possiede il grado perfetto di idiozia e stupidità per aprire le porte a quel po’ di demenza che serve. Il resto del cancello della cretineria lo finirà di spalancare Fabio Balsamo, con dei capelli al di là del bene e del male e il suo solito grandissimo personaggio vile e sempre più scemo al procedere del film.

Falla girare non vuole davvero inventarsi niente ma semmai far bene il suo, e a fronte di un comparto umoristico di buona riuscita, poi non è che anche tutto il resto funzioni. Ad esempio è molto meno prestante quando vuole essere serio con le sue parti più serie (cioè una trama quasi da heist movie generico). Senza contare che la parte che parodia il nuovo cinema italiano di genere è veramente una superficie, sotto questo è un film pienamente tradizionale (nei momenti peggiori) e uno molto vicino alla tradizione della commedia napoletana (nei momenti migliori, come la parte totalmente demenziale in Vaticano, dove starebbe l’ultima pianta femmina di marijuana). Se il precedente film da regista di Morelli, 7 ore per farti innamorare, sembrava voler rivedere tutto quello che sappiamo delle commedie ambientate a Napoli, questo invece tempera molto di più i cambiamenti.

Tuttavia in questo protagonista così amaro, una specie di eroe dell’influencing, sempre abbastanza solo, per il quale il lieto fine è tornare ad un celebrità da inaugurazione di centri commerciali, c’è uno sguardo sociale che nella sua convenzionalità (la vacuità dei lavori online, l’insoddisfazione di un mondo di rappresentazione e non di essenza) ha la sostanza della commedia amara, che non innalza mai i suoi personaggi ma anzi li guarda con una certa tenerezza senza poterne nascondere la piccineria, che li adora non “sebbene” ma proprio perché ridicoli.

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