The Fall (seconda stagione): la recensione

Seconda stagione di The Fall: il thriller inglese con Gillian Anderson delude

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La seconda stagione di The Fall è un lungo e faticoso epilogo ad una prima annata che probabilmente, nel suo avvicinarsi ai canoni del genere thriller, non aveva tentato nulla di originale per distinguersi. Allora queste sei puntate finiscono per essere lo stanco traino di una vicenda che, a margine del carisma di Gillian Anderson, che con la sua presenza finisce per essere forse l'unico motivo di interesse per la storia, aveva ben poco da dire oltre al finale. Un netto passo indietro – non sappiamo se l'ultimo, dato che il futuro della serie è in bilico – per il thriller della BBC che l'anno scorso, pur senza sconvolgere, aveva saputo offrire un buon intrattenimento.

Il climax del primo anno aveva lasciato in sospeso la caccia al killer da parte della sovrintendente Stella Gibson. Paul Spector (Jamie Dornan) era riuscito a fuggire, e ben poco si era potuto fare per evitare che l'assassino di donne, lo psicopatico che si era dedicato anima e corpo per abbattere queste figure corrispondenti ad un determinato identikit, colpisse ancora. In questa stagione il cerchio torna a chiudersi inesorabilmente sull'assassino, le mura della copertura familiare iniziano a cedere, anche in seguito al malsano rapporto che si stabilirà tra il killer e la sedicenne Katie, che inizierà a condividerne le motivazioni disturbate.

Ancora una volta si torna a fare riferimento alle pericolose cadute nella psiche umana, le stesse a cui facevano riferimento i titoli degli episodi del primo anno, e a cui si ritornerà anche in questa occasione (da "It's Always Darkest" a una puntata intitolata proprio "The Fall"). Alan Cubitt, non solo sceneggiatore, ma anche regista di tutti gli episodi, ci crede, s'impegna e si innamora della sua storia, fino a confezionare un lunghissimo sesto episodio (praticamente l'epilogo dell'epilogo) dominato da estenuanti e banali confronti modellati sul campionario standard dei confronti tra detective e psicotico di turno.

Intanto le ingenuità narrative sono tante, troppe, e il ritmo della serie, che tra le altre cose ha anche il difetto di presentare episodi troppo lunghi, non riesce a sorreggerle tutte. Tra una faciloneria della polizia irlandese e un'ingenuità del killer, l'intero sestetto di episodi sembra una partita a scacchi tra due partecipanti in cui vince chi sbaglia di meno. Il tutto culminerà con un cliffhanger scorretto e sgradevole, soprattutto considerato come l'intera vicenda sia stata già dilungata oltremisura. Miniserie, thriller e tv inglese sono una combinazione di attributi che negli ultimi anni hanno tirato fuori, insieme o singolarmente, delle vere perle: The Fall al suo secondo anno non è riuscita a confermarsi come una di queste.

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