Faithless vol. 1, la recensione
Nonostante gli interessanti presupposti, Faithless tradisce in parte le aspettative, riuscendo a brillare solo grazie all'arte di Maria Llovet
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Faithless è il titolo della serie limitata in sei capitoli edita dai BOOM! Studios negli Stati Uniti e realizzata da un team creativo davvero particolare: il veterano Brian Azzarello e la giovane fumettista spagnola Maria Llovet. Se il primo è conosciuto ai più per il suo lavoro su serie quali 100 Bullets o il lungo elenco di titoli DC Comics (tra cui la recente miniserie Batman: Dannato), la seconda è un’autrice che abbiamo avuto il piacere di apprezzare in questi ultimi anni per lavori conturbanti, disturbanti quali Heartbeat e Insecto. Grazie a Panini Comics, adesso l’opera viene presentata anche al pubblico italiano in un bel volume cartonato.
"Purtroppo, per quanto i presupposti siano intriganti, alla lunga emerge la mancanza di una direzione solida, un fine verso cui dirigere lo sviluppo dell’intera miniserie"Giunti al termine della lettura, contrastanti sono le sensazioni che si susseguono: indubbiamente, il fascino generato dall’indagare il lato oscuro del desiderio è tanto. Difficilmente resterete indifferenti all’attrazione che passione carnale, fama e le luci del red carpet esercitano sui protagonisti. Come un enorme magnete, il male attira a sé gli animi più deboli e li tramuta in animali, vittime delle loro stesse pulsioni. La narrazione, quindi, ci conduce in questo vortice di perdizione, un percorso fatto di feste, droghe e sesso. Ma come spesso accade, è tutto talmente finto e illusorio che svanisce presto, lasciandoci tramortiti, impauriti, privi di certezze.
Inoltre, la caratterizzazione dei personaggi appare in alcuni casi banale e ampiamente prevedibile, con soluzioni banali che lasciano con l’amaro in bocca. Perché alla fine, Faithless appare come l’ennesima opera che parte forte, portandosi dietro tante aspettative ma che le tradisce tutte in quanto priva di una costruzione solida. Azzarello prova a giocare con l’ambiguità della storia, mischiando le carte in tavola, alternando scene di vita quotidiana con schegge oniriche impazzite, cruente sequenze di sesso e violenza ma tutto in maniera sconclusionata.
Quello che permette al volume di elevarsi è senza dubbio la componente artistica di una Llovet che gioca in casa: gli intrecci tra sogno e realtà, il sesso, la cura dei dettagli e l’eleganza delle soluzioni artistiche adottate sono peculiarità che da sempre accompagnano la sua arte e che ritroviamo a livelli altissimi anche in quest’occasione. Le sue tavole riescono a catturare tutte le suggestioni sopra elencate e ad amplificarle grazie alla scelta accurata di elementi peculiari che smuovono l’animo e rendono quest’opera un’esperienza accattivante.
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