Faith vol. 4: Faith contro tutti, la recensione
Abbiamo recensito per voi Faith contro tutti, quarto volume dedicato all'eroina dell'Universo Valiant
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Cosa lega tra loro la stagista Anna Jenkins, l’innesto della Vigna Sidney Pierce, il praticante di arti oscure Murder Mouse, l’entità psiotica Dark Star e l’attore di successo Chris Chriswell? In apparenza nulla, ma se siete fan di una delle serie rivelazione di questi ultimi anni saprete sicuramente che a unire persone tanto distanti è l’odio nei confronti di Faith.
Dopo le esperienze tra le fila dei Renegades e della squadra Unity, Faith si è trasferita a Los Angeles e oggi, con lo pseudonimo di Summer Smith, lavora per la webzine Zipline. Nel frattempo, la sua carriera come supereroina in solitaria prende forma e diventa sempre più impegnativa e faticosa, costellata di stagiste pronte a smascherarla e di villain disposti a tutto pur di eliminarla: i Faithless.
Faith contro tutti è il titolo del quarto volume dedicato alla bionda psiota. Artefice di questo clamoroso successo editoriale è la giovane Jody Houser, sempre più salda alla guida della serie Valiant pubblicata da Star Comics. Dimostrando grande maturità e consapevolezza dei propri mezzi, la sceneggiatrice pone la sua creatura davanti a tutti gli avversari sin qui incontrati testandone le doti in quella che è la prova più difficile mai affrontata.
Lo sviluppo organico di un micro-cosmo narrativo compatto e dalle mille sfaccettature trova la sua perfetta sublimazione in questo brossurato, che chiude idealmente la prima fase della vita - privata e pubblica - di Faith. Disposti sul tavolo tutti i componenti del cast, la Houser si diverte a tessere e consolidare legami fin qui in continua evoluzione, animati prevalentemente dalla voglia di amici e colleghi della protagonista di affiancarla nella crociata contro il male. Una eroina a portata di mano - e soprattutto alla mano - che abbatte il muro della riverenza e non ha paura di mostrarsi fragile e inesperta.
Tra citazioni e situazioni che fanno sempre sorridere con gusto e intelligenza, non mancano le strizzate d’occhio ai lettori di fumetti supereroistici: tutti i topoi del genere vengono riletti con un’ironia pungente, spesso dissacrante, che spalanca le porte a una nuova generazione di “eroi improbabili”. Lontana dall’essere un esempio di rettitudine o di perfezione estetica, Faith cresce insieme al lettore, lo spinge a immergersi in situazioni concrete, verosimili, capaci di creare spontanea immedesimazione.
Il mito del “supereroe con super problemi” rivive tra queste splendide pagine grazie a una sceneggiatura brillante, all’indovinata premessa narrativa e al notevole pool di artisti chiamati in causa. In Faith contro tutti si alternano i già noti Joe Eisma e Marguerite Sauvage a Kate Niemczyk. Lo stile di quest’ultima - che colora da sé le proprie tavole - è vicino alle soluzioni sintetiche adottate da Eisma e crea un unicum che combina grande dinamismo ed espressività. L’unione dei due elementi contribuisce ad alleggerire le diverse fasi del racconto e a rendere la lettura più fluida.
Spetta alla Sauvage occuparsi degli incisi onirici, vera e propria peculiarità della serie: la disegnatrice francese continua a deliziarci con il suo stile cartoony, l’utilizzo di tinte pastello e la costruzione psichedelica della tavola.
Il 2017 è stato l’anno dell’affermazione di Faith, un personaggio sempre più convincente e dotato di grandi potenzialità. Spetta a chi verrà ora non disperdere questo notevole capitale.