Faith vol. 3: Superstar, la recensione

Abbiamo recensito per voi il terzo volume di Faith, di Houser, Simonson, Roberts, Sauvage e Hetrick

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Faith #7, anteprima 01Attenti a ciò che desiderate, perché potreste ottenerloFaith Herbert sta imparando sulla propria pelle questa lezione di vita. La supereroina oversize della Valiant ha trascorso la sua infanzia leggendo montagne di fumetti e, grazie a uno strano scherzo del destino, recentemente ha scoperto di essere una psiota. Cresciuta “professionalmente” tra le fila dei Renegades, Faith è stata per un breve periodo anche un membro della squadra Unity.

Chiuse entrambe le collaborazioni, Zephyr - questo il nome di battaglia della protagonista - oggi pattuglia Los Angeles in solitaria, coadiuvata dal suo amico @X, informatore e referente informatico. Quando sveste i panni della vigilante, Faith collabora come redattrice con la webzine Zipline: con lo pseudonimo Summer Smith, riesce a essere sempre aggiornata sugli avvenimenti locali, ma l'altra faccia della medaglia la vede costretta a seguire casi di gossip tutt’altro che interessanti.

Proprio dal mondo patinato dello star system giunge la doppia minaccia che caratterizza il terzo volume di Faith, intitolato Superstar e pubblicato da Edizioni Star Comics. Artefice di questo fortunato caso editoriale è la sceneggiatrice Jody Houser, salda alla guida della serie.

Nel mondo della musica, il terzo disco rappresenta uno scoglio sul quale molte band finiscono per schiantarsi; in parallelo possiamo applicare lo stesso ragionamento anche per il fumetto seriale: opere come Faith, che irrompono sul mercato portando idee originali, corrono il rischio di esaurire l’effetto sorpresa a causa della ripetizione pedissequa dello stesso canovaccio. Se Hollywood e la Vigna poteva rappresentare un episodio sparuto, Intrighi in California riusciva nel difficile compito di consolidare la precedente reazione.

Faith #5, anteprima 01In questo terzo appuntamento, la Houser va ancora oltre, ampliando ulteriormente lo spettro emozionale e introducendo una sentita riflessione sulla sua breve carriera della protagonista, che si ritrova ben presto a relazionarsi con i sensi di colpa per quelle vittime che non è riuscita a salvare. Questa volta il nemico da affrontare è dentro di lei: i fantasmi del passato che tornano a ricordarle i fallimenti.

Tra citazioni, situazioni esilaranti e atmosfere da sit-com, la giovane sceneggiatrice californiana porta avanti una narrazione matura e convincente. Data l’introspezione offerta dal volume, il ritmo rallenta notevolmente lasciando spazio a situazioni statiche, ma nonostante ciò il risultato finale non risente del benché minimo calo qualitativo.

Oltre ai collaudati Pere Pérez, Marguerite Sauvage e Colleen Doran, al tavolo da disegno si alternano Meghan Hetrick (Dark StarSuperstar) e Joe Eisma (TormentiDolori dal Passato). Ciò che accomuna l'ampio team è l'adozione di uno stile fresco e giovanile che lega i singoli episodi, caratterizzati dalle peculiarità dell'artista di turno, ma senza che risulti evidente una frattura tra essi. La sensazione di omogeneità viene inoltre amplificata dalle tinte accese di Andrew Dalhouse e Dave Baron, e il risultato finale è un amalgama funzionale e riuscito.

In chiusura, segnaliamo la presenza di Fede nella Politica, piacevole intermezzo nel quale Faith incontra l’allora candidata alla presidenza degli Stati Uniti d’America, Hillary Clinton. Sebbene avulsa dalla vicenda, la storia ha una costruzione elementare e offre non solo lo spunto per sostenere la Clinton nella sua corsa alla Casa Bianca ma, più in generale, per lanciarsi in un accorato appello sull'importanza del voto.

La Clinton non è riuscita a coronare la sua storia personale con un vittoria, e i motivi di questa sconfitta li lasciamo agli addetti ai lavori; comprendiamo, invece, le ragioni che hanno trasformato una outsider come Faith in uno dei personaggi di punta dell'Universo Valiant.

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