Faith: La zona del sogno, la recensione
Faith: La zona de sogno tradisce in parte le premesse di una delle migliori serie Valiant degli ultimi anni
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Da sempre, chiunque legga fumetti sogna di vivere avventure simili a quelle dei suoi idoli: alzi la mano chi non ha mai immaginato di volteggiare tra i grattacieli di New York appeso a una ragnatela o di mangiare l'asfalto alla guida della Batmobile. Anche la giovane Faith Herbert era un'appassionata, ma un giorno ha scoperto di essere una psiota in grado di volare. Tutt'a un tratto, il suo sogno è divenuto realtà, ma, come spesso accade in questi casi, si è resa conto che non tutto è oro quel che luccica.
La zona del sogno è il titolo del brossurato edito da Star Comics che raccoglie la miniserie in quattro parti Faith: Dreamside, scritta da Jody Houser, sceneggiatrice che ha rilanciato la protagonista nel 2016. In questo nuovo appuntamento, la parabola dell’eroina oversized giunge a un punto cruciale: come tanti suoi illustri predecessori, vuole appendere il mantello al chiodo. Zephyr no more? Sembrerebbe di sì; in fondo, per un animo gentile come il suo non è facile doversi confrontare con gli umori suscettibili della gente o con il peso delle responsabilità legate ai suoi poteri. Sfiduciata e piena di dubbi, l’ex membro degli Harbinger Renegades dovrà scavare in fondo alla sua anima per ritrovare le motivazioni che l’hanno spinta ad abbracciare questa carriera.
Certo, non mancano le consuete citazioni alla cultura pop o la particolare visione del mondo di Faith, ma la somma delle parti non pareggia il conto con quel che tendenzialmente cerchiamo in un volume di Faith: all’appello manca quell'approccio canzonatorio nei confronti dei fumetti supereroistici che rendeva la serie un prodotto irriverente e stimolante. Considerando poi lo snodo decisivo per la carriera della protagonista che viene qui trattato, risulta davvero poco convincente la maniera con cui il tutto viene gestito.
Tra luci e ombre si muove la prova al tavolo da disegno di MJ Kim, che da subito appare incerto, con uno stile che tenta evidentemente di unire la tradizione del Fumetto occidentale a quella asiatica con risultati non ottimali, ottenendo uno storytelling poco fluido. Va detto però che, procedendo nella lettura, le soluzioni adottate diventano via via più precise e funzionali, permettendo alle influenze manga di caratterizzare in maniera positiva il capitolo finale e catturare la vena orrorifica del racconto.
Il volume contiene inoltre la storia tratta dallo speciale Faith’s Winter Wonderland Special, scritto da Marguerite Sauvage per i disegni del veterano Francis Portela. Si tratta di un one-shot che omaggia il lavoro di Lewis Carroll, un riempitivo che nulla aggiunge alla mitologia di Faith e che, purtroppo, non risolleva le sorti del brossurato.
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