Fair Game - Caccia alla spia - La recensione

Valerie Plame, agente segreto della CIA sotto copertura, vede rivelata la sua posizione dall'amministrazione Bush. Da una storia vera, un film troppo didascalico per convincere veramente...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Fair GameRegiaDoug Liman
Cast
Naomi Watts, Sean Penn, Ty Burrell, Sam Shepard, Bruce McGill, Noah Emmerich, David Andrews
Uscita22-10-2010 

Storia appassionante quella di Valerie Plame. Stiamo parlando di una donna apparentemente normale, che in realtà era un agente segreto della CIA. Bisogna utilizzare il passato, perché la Plame è stata tradita dall'amministrazione Bush, che ha rivelato il suo nome per vendicarsi del marito, Joe Wilson. La sua colpa? Inviato in Niger per confermare i sospetti di un traffico di uranio da parte di Saddam Hussein, giunge alla conclusione opposta e non manca di far presente le sue idee, che di certo non possono piacere a una Casa Bianca alla disperata ricerca di un pretesto per entrare in guerra.  

Con una storia del genere, il passaggio al cinema sembrava decisamente naturale, così come un buon film, teso e intrigante. Purtroppo, Fair Game non riesce in questo intento, per colpa di alcune decisioni sbagliate. La prima (e quella più evidente)era uno dei difetti anche di Green Zone. Possibile infatti che nel 2010 si abbia ancora voglia di passare due terzi di film a raccontarci dettagliatamente che le armi di distruzione di massa siano state un'invenzione per convincere il popolo americano a entrare in guerra? Ovviamente no, eppure è la scelta che compie il regista Doug Liman, che in questo modo fa praticamente terminare il film dove dovrebbe iniziare. Infatti, qui la vera storia dovrebbe essere quella dei coniugi Wilson e di come affrontano tutto il massacro mediatico a cui vengono sottoposti, ma evidentemente le scelte fatte portano ad avere poco tempo per analizzare questi aspetti.

L'altro problema è la scelta delle persone sui cui puntare i riflettori. D'accordo, è la vicenda dei coniugi Wilson ed è indubbio che debbano fare la parte del leone. Ma si perde una bella occasione nella decisione di non affrontare con costanza anche i responsabili dell'amministrazione Bush, a cominciare dal capro espiatorio di tutta la vicenda, quel Scooter Libby che risulta impressionante (grazie alla prova di David Andrews) nell'unica scena in cui viene mostrato con attenzione. Certo, Bush e compagni sono sempre presenti dietro le quinte, così come la loro politica e la loro condotta spregiudicata, ma sarebbe stato preferibile analizzare più approfonditamente le loro personalità.

Così, rimaniamo con due prove discrete ma non eccezionali di Naomi Watts e Sean Penn. Quest'ultimo, in realtà, non ha molte occasioni di mettersi in mostra, se non in un paio di scene che fanno capire come la posizione di Wilson non sia quella - banale - di un fanatico di sinistra. La Watts invece mostra bene la forza di qusta donna, ma purtroppo non si ha quella scintilla in più che permetta di andare oltre un onesto buon lavoro e appassionare veramente lo spettatore.

Peccato, perché la sequenza iniziale prometteva molto bene, soprattutto in termini di sorprese e di scelte poco convenzionali. Ma alla lunga l'effetto didascalico ha la meglio, anche se, a dire il vero, quasi mai si esagera con l'enfasi. In sostanza, una pellicola che non fornisce grandi motivi per spingere la gente al cinema...

Continua a leggere su BadTaste