Extraordinary X-Men #1, la recensione

Come i mutanti di cui racconta la storia, Extraordinary X-Men di Jeff Lemire e Humberto Ramos cerca nel passato la chiave del suo futuro

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È un esordio che quasi potrebbe spiazzare quello degli Extraordinary X-Men di Jeff Lemire e Humberto Ramos in un’epoca in cui tutto è “All-New, All-Different”. In un’epoca che premia le scelte rivoluzionarie, la diversificazione e l’esplorazione di tematiche e territori inesplorati, il primo numero di Extraordinary sembra veramente andare controcorrente nella sua classicità e nel suo “tradizionalismo” che, almeno per quello che riguarda i temi delle X-storie, a volte rischia di apparire perfino eccessivo.

Eppure c’è qualcosa di tranquillizzante e di accogliente nella presentazione che Lemire allestisce per l’esordio della sua gestione. Il numero #1 di Extraordinary X-Men è quanto di più programmatico e metodico si possa trovare nei primi numeri di una serie, organizzato secondo una scaletta archetipica: dopo i famigerati otto mesi di vuoto che intercorrono tra la fine di Secret Wars e l’inizio del Nuovissimo Universo Marvel, gli X-Men non esistono più. O meglio, sono ridotti a tre membri, Tempesta, Uomo Ghiaccio e Magik, che hanno deciso di ritirarsi dal mondo all’interno di un misterioso rifugio, X-Haven, portando con loro quei mutanti che riescono a recuperare e salvare, minacciati non solo dalla tradizionale “umanità che li odia e li teme”, ma anche dall’ecosistema stesso: le Nebbie Terrigene diffuse dagli Inumani hanno un effetto mortale e perfino sterilizzante sui mutanti, portando la razza - ancora una volta - a un passo dall’estinzione.

La serie prende il via proprio quando i tre X-superstiti, intuendo di essere prossimi alla fine, decidono di radunare e formare una nuova squadra per abbandonare la resistenza passiva e tornare a combattere. Come quello che sicuramente è un omaggio al Giant-Size X-Men #1 di Chris Claremont, il numero ci guida attraverso le fasi di “adunata” della squadra, andando a recuperare uno alla volta i membri del futuro team: Nightcrawler, Colosso, la giovane Jean Grey e il... Vecchio Logan, imprevisto sopravvissuto alle Secret Wars la cui presenza viene rilevata dalle scansioni mentali di Jean.

Qua e là tra le procedure di recupero della squadra, Lemire semina indizi in abbondanza sugli sviluppi del mondo mutante nell’intervallo di otto mesi. Oltre alla vicenda delle Nebbie Terrigene, affiorano dettagli frammentari sulle vicende che hanno portato il mondo mutante al punto di rottura. Buona parte dei problemi sembrano nascere da qualche atto terribile commesso da Ciclope (si vocifera di un delitto sconvolgente), che attualmente viene dato per morto, mentre Hank McCoy sembra essere passato dall’altro lato della barricata e lavorare al fianco degli Inumani, pur se con l’intento di trovare una cura all’epidemia delle Nebbie Terrigene.

È difficile dare una valutazione obiettiva al campo di gioco preparato da Jeff Lemire basandosi solo su queste premesse: inizialmente si è quasi sopraffatti da una sensazione di troppi déja vu, siamo di fronte quasi a un’antologia dei temi e delle trame più tradizionali che hanno movimentato l’universo mutante negli ultimi anni. La paranoia antimutante è alle stelle? Check. Una minaccia genetica rischia di portare la razza all’estinzione? Check. Ciclope ha fatto qualcosa di terribile che ha scatenato l’opinione pubblica contro i mutanti? Check. Il membro più giovane della squadra vorrebbe fingere di non avere poteri e tentare di vivere una vita normale? Check. Insomma, non siamo certo di fronte agli scenari rivoluzionari di un Grant Morrison: anzi, Lemire ha esplicitamente dichiarato di essere da sempre un cultore dei cicli e delle atmosfere Claremontiane, e in effetti tutto - dalla struttura del primo numero alla scelta della formazione del team - sembra una lunga e affettuosa lettera d’amore ai grandi cicli dell’autore inglese degli anni 70 e 80.

Ecco, volendo concedersi un gioco che forse è voluto e forse solo immaginato, a modo suo c’è qualcosa di rivoluzionario nel voler tornare alle origini della mitologia mutante proprio mentre il resto dell’Universo Marvel si inoltra in territori inesplorati. Questo fa degli Extraordinary X-Men un po’ dei “reietti” anche a livello editoriale, oltre ad esserlo “in-universe”. Stesso concetto si potrebbe applicare alla rivalità con gli Inumani, che nell’universo fittizio è dovuta alla tragedia delle Nebbie Terrigene, ma che a livello editoriale vede le due razze in lotta per contendersi il ruolo di “outcast” dell’Universo Marvel. Coincidenze o un gigantesco gioco che la Marvel si sta concedendo su più livelli di lettura?

La risposta nei prossimi numeri. A giudicare da questo primo numero, Extraordinary X-Men sembra destinato a riscuotere successo soprattutto nei lettori e negli appassionati mutanti di vecchia data, che vi ritroveranno molti echi e atmosfere delle storie che amavano, mentre le generazioni più recenti potrebbero trovarlo meno accattivante rispetto agli approcci più moderni e recenti di Bendis e compagni. Ma come sempre accade per i numeri #1, la sfida è solo agli inizi e sarà molto interessante seguire sia la lotta dei mutanti che della saga di Lemire e Ramos per conquistarsi un futuro.

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