Extant 1x01 "Re-Entry": la recensione

Il pilot di Extant, la serie fantascientifica con Halle Berry, convince a metà

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E anche Halle Berry si aggiunge al sempre più numeroso gruppo di star di primo livello che dal cinema fa il decisivo passo verso il piccolo schermo. È forse questo l'elemento più rilevante di Extant della CBS, dato che per il resto originalità e spunti non abbondano. La tv non è più il "piccolo fratello" che di grande rispetto al cinema aveva solo l'omonimo reality, ma una fucina sempre più imponente di progetti, riusciti o meno, che vedono la partecipazione di attori di primo calibro. Il drama fantascientifico prodotto da Steven Spielberg non fa eccezione, e conferma anche la sempre più stretta linea di confine tra una stagione televisiva e l'altra. Fatte queste considerazioni, Extant rimane un pilot di medio livello, incredibilmente derivativo e forse consapevole di esserlo.

Siamo in piena fantascienza. Molly Woods (Halle Berry, riesce a tenere bene sulle sue spalle il peso della storia) è un'astronauta che ritorna sulla Terra dopo una lunga missione solitaria nello spazio. Non è sola. Contro ogni spiegazione logica, è incinta. Una serie di flashback ci mostreranno parte dell'esperienza surreale vissuta dalla donna, mentre al suo sconcerto per la notizia ricevuta seguirà la decisione di nascondere il tutto alla propria famiglia, composta dal marito John (Goran Višnji) e dal figlio Ethan (Pierce Gagnon). Piccolo particolare: proprio a causa della presunta (?) infertilità della donna, John ha costruito Ethan e lo ha programmato per essere loro figlio. Si tratta infatti di un robot. A queste due vicende parallele si aggiungerà un elemento complottista nel finale di episodio, con una figura che tornerà per avvertire Molly di non credere a nessuno.

Sarebbe divertente affrontare la visione del pilot di Extant armati di penna e taccuino (o tastiera e foglio elettronico se preferite), per segnare tutti i riferimenti all'immaginario cinematografico ripresi quasi senza soluzione di continuità dalla scrittura. La sceneggiatura di Mickey Fischer, anche autore della serie, scivola da una situazione all'altra, dipingendo una visione futuristica tanto minimalista e per certi versi credibile quanto già vista. Nulla di esagerato: pannelli computerizzati negli specchi del bagno, fotografie animate modello Harry Potter, un efficiente sistema di smistamento rifiuti, bambini robotici (ok, forse quest'ultimo un po' sì). Su questo futuro non troppo lontano si imbastiscono premesse che richiamano Solaris, La moglie dell'astronauta, Punto di non ritorno, A.I., Astroboy e similari.

Nulla è troppo urlato, nulla è troppo sorprendente, nulla è caricato, eppure forse è proprio questo il difetto maggiore di un pilot che per il resto, nonostante alcune ingenuità di sceneggiatura, riesce a fare il suo. Emblematico in questo senso il momento in cui scopriamo, attraverso una scena che ha tutta la quotidianità di un normale scambio tra padre e figlio, che in realtà Ethan è un robot. Elegante, silenzioso quanto basta, intervallato da segmenti drammatici, un pilot che getta alcuni spunti sul proseguimento delle varie sottotrame senza in realtà darci una precisa indicazione della piega che prenderanno gli eventi e di come tutto potrà evolversi. Una maggiore incisività, soprattutto negli ultimi minuti, avrebbe aiutato il coinvolgimento e l'interesse per il proseguimento della vicenda. Invece qui, quasi per rimanere aggrappati ad una superficie drammatica e vagamente realistica (che però non convince pienamente), quasi per percorrere troppe strade insieme, non si riesce ad arrivare al cuore di nessuna di queste.

C'è naturalmente tempo per limare i difetti e prendere una direzione chiara. Alla fine del primo episodio Extant è un prodotto ancora irrisolto, fermo ad un incrocio dal quale partono le strade del thriller, della fantascienza, del dramma, del genere cospirativo. Imboccarle tutte insieme potrebbe essere un errore.

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