Exodus - Dei e Re, la recensione
Popolato di figure incolori, centrato sul rapporto tra Mosè e il fratello Ramses senza dare epica al proprio racconto, Exodus è però di una fattura eccelsa
La parte migliore di Exodus sta infatti proprio in come non voglia riprendere in nessun modo I 10 comandamenti di Cecil B. DeMille e quella visione catechista, fedele alle cronache e quindi piatta e noiosissima. Il film preferisce seguire il percorso personale di Scott attraverso la storia, quello che da I duellanti attraverso 1492 - La conquista del paradiso e poi Il gladiatore e Le crociate ha portato a questo film che di storico ha poco e di mitologico molto. Se in precedenza infatti la storia era trasfigurata della metafora religiosa (molti i "paradisi"), dell'onirico (molte le premonizioni nei sogni) e dell'individualismo (uomini che rappresentano nazioni, virtù, aspirazioni collettive), questa volta è direttamente un racconto religioso ad essere preso di petto.
Ben lungi dal concentrarsi sulla religione tutto nel film si riassume nel rapporto di Mosè con il fratello adottivo Ramses, Exodus inizia quando questo entra in crisi e finisce nell'ultimo momento in cui i due si vedono. Ci sarebbe molto altro di relativo al popolo ebreo o a Mosè stesso ma volutamente non è raccontato (nell'ultima inquadratura Mosè è mostrato cieco ma nemmeno sappiamo perchè, a Scott interessa suggerire che c'è di più ma non raccontarlo).
È insomma una visione estremamente coerente con il resto della sua filmografia quella espressa in Exodus e se la scrittura di certo non appassiona nè innesta con vera efficacia una mitologia "da Ridley Scott" su quella religiosa già nota (ma del resto non ci riuscivano nemmeno gli altri suoi film storici), è indubbio quanto quest'immensa produzione viva appaganti momenti di puro cinema visivo. C'è un montaggio composto da stacchi per analogia e clamorose ellissi raccontate dall'affiancamento di sole due immagini come non si vedono di frequente in simili produzioni, ci sono idee visive per rendere alcuni dei passaggi più noti che impressionano e la creazione di ambientazioni clamorose incrociando una scenografia più "artistica" che "realista", associata ad una fotografia come sempre sognante.
Forse non sarà il migliore o il più appassionante dei racconti possibili (anzi, sicuramente non lo è) ma di certo il mondo che Ridley Scott ha messo in piedi e nel quale svolge il suo Exodus è una ricostruzione filmica fantastica.