Excalibur 1, la recensione
Pur con qualche sbavatura, questa nuova iterazione della serie risulta piacevole e presenta nel finale alcuni spunti davvero intriganti
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
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Agli inizi di luglio, ha fatto il suo esordio una nuova serie mutante, Excalibur. Si tratta di un altro titolo che fa parte della nuova fase del rilancio mutante - Dawn of X - che segue la rifondazione dello status quo degli Homo Superior attuata da Jonathan Hickman con le miniserie House of X e Powers of X. In Italia, Panini Comics ha raccolto in un brossurato i primi sei numeri della testata originale, scritta da Tini Howard per i disegni di Marcus To.
Veniamo catapultati Altromondo, dimensione mistica stravolta dalle guerre di potere. Il regno di Morgana le Fay è anche minacciato dai fiori di Krakoa, che hanno creato un portale che unisce l’isola degli X-Men e il mondo magico. Tocca a una nuova interazione del gruppo scongiurare il conflitto e proteggere la Gran Bretagna.Tra i ranghi di Excalibur troviamo Jubilee, Rogue, Gambit, Elizabeth Braddock (tornata nel suo corpo originale dopo un periodo in cui è stata in quello di Psylocke), suo fratello Brian (Capitan Bretagna) e Apocalisse. Questo gruppo davvero improbabile - il cui equilibrio risulta estremamente precario - è al centro di una vicenda emozionante caratterizzata da atmosfere “cappa e spada”, una preminente connotazione mistica e scenari affascinanti.
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"Questa nuova iterazione della serie risulta piacevole e presenta nel finale alcuni spunti davvero intriganti"Se questo primo livello di lettura funziona egregiamente, quello che non convince è la gestione delle dinamiche interne alla famiglia Braddock: Betsy, Brian e il loro fratello maggiore, Jamie, sono il vero punto focale intorno al quale ruotano gli altri. Tutti e tre i fratelli, infatti, si trovano ad affrontare dei cambiamenti importanti, determinanti per il loro ruolo a Krakoa e, più in generale, per la vita. Purtroppo, quello che dovrebbe essere il punto di forza del racconto non viene sfruttato al pieno delle potenzialità, trovando poco spazio e mancando di un’attenta analisi. In generale, relegare alla sole battute finali le scene in cui assistiamo a sentiti confronti verbali - come quello della coppia Rogue e Gambit - ci pare troppo poco.
La Howard riesce a sfruttare meglio Apocalisse, in questa sua inedita veste: fa un certo effetto vederlo a Krakoa, alleato degli X-Men. Eppure, la sua figura enigmatica è gestita brillantemente e l’alone di mistero che accompagna il suo agire è intrigante. Vedremo cosa ci riserverà per il futuro la giovane autrice, sperando che soprattutto Betsy riceva un trattamento diverso, riuscendo a smarcarsi da una caratterizzazione poco incisiva, che non ci regala grandi emozioni.
Dal canto suo, To non riesce a impressionare con le sue tavole: pur presentando un lavoro pulito, dinamico, reso suggestivo dai colori di Erick Arciniega, non rintracciamo quel quid che avrebbe reso il risultato ancora più accattivante. L’artista canadese non osa, e la sua prova scorre via senza eccessivi sussulti.
Il confronto con il ciclo di storie di Chris Claremont e Alan Davis è sicuramente impari, ma questa nuova iterazione della serie risulta piacevole e presenta nel finale alcuni spunti davvero intriganti.
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