Etherborn, in balìa delle correnti gravitazionali - Recensione
La particolarità che differenzia Etherborn da altri titoli dello stesso genere è lo stravolgimento dei concetti di gravità e di prospettiva
Etherborn ci propone una storia colma di concetti filosofici e culturali, che vede come protagonista una forma di esistenza non ancora in atto, non ancora completa e reale ma solo potenziale, come la forma di corpo umano. Non è facile ricostruire la narrazione, esplicata da una voce narrante femminile molto gradevole che ci guida dall’inizio alla fine del percorso. I concetti da affrontare sono parecchi, talvolta presentati come un invito alla riflessione, ma uno di questi è davvero importante e forte: il linguaggio come ego dell’uomo. La voce narrante ci svela che l’uomo, a causa del suo orgoglio e della sua incomprensione dell’essere, del nulla, dell'inafferrabile e dell'infinito, decide di rinchiudere tutto all’interno di un concetto finito, riducendo l’infinito a linguaggio.
Analizzando il gameplay ci troviamo di fronte a un platform con tanti enigmi ambientali che sa sfruttare in maniera originale e seguendo logiche tipiche del pensiero laterale la tridimensionalità e la gravità. Conduciamo una creatura eterea e silenziosa, dalle sembianze e dalle movenze umane, ma dalla corporatura che lascia intravedere gli organi principali al suo interno. La voce femminile ci narrerà man mano la genesi della civilizzazione umana e ci guiderà verso la scalata del cosiddetto albero infinito. Il giocatore è spinto a riflettere, attentamente, sul da farsi e a prestare attenzione ai dettagli, per comprendere come andare avanti e risolvere i puzzle. I capitoli dai quali l'avventura è composta sono tutti rigiocabili e finendo il gioco si sblocca la modalità "Partita+", nella quale è possibile giocare nuovamente i livelli ma con difficoltà maggiori.
[caption id="attachment_198127" align="aligncenter" width="1600"] Per procedere nel gioco dobbiamo raccogliere pietre e muovere piattaforme, modificando il percorso[/caption]
Etherborn è quindi una produzione certamente ispirata dal punto di vista del game design e godibile all'atto pratico. I suoi toni minimalisti ben si accompagnano a una comparto tecnico poco elaborato, nell'estetica così come nella colonna sonora. Unica sua grande pecca è la longevità, bastano un paio d'ore per completare tutti i livelli, ma soprattutto la sua brevità fa sì che la storia si concluda un po' troppo bruscamente. Una caduta di stile che stride un po' con quello che dovrebbe essere il ritmo narrativo ideale per percorrere il percorso esistenziale e quasi filosofico che ci viene proposto. Le riflessioni che il gioco suscita nel giocatore sono comunque valide e intriganti, e di questo bisogna essergliene grati.