L'esorcista del Papa, la recensione

Se di fronte a L'Esorcista del Papa si capisce cosa si sta guardando e ci si mette nella giusta disposizione d'animo ci si può divertire

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di L'esorcista del Papa in cui Russell Crowe interpreta una versione fumettosa di padre Amorth, in sala da giovedì 13 aprile

Qualche anno fa William Friedkin aveva girato un documentario su padre Amorth, un’operazione tra vero e inventato ben poco raffinata, eppure L’esorcista del Papa, che afferma di essere ispirato agli scritti di padre Amorth, in realtà inizia come un altro documentario, Liberami di Federica Di Giacomo, cioè con un esorcismo falso, fatto da padre Amorth ad un ragazzo in Calabria che finge di essere posseduto ma in realtà è solo disadattato e bisognoso di attenzioni. Sarà l’unico momento in cui questo film ammette la propria natura teatrale ed esagerata, al servizio dello spettacolo prima che della cronaca a cui dice di ispirarsi. 

Quello che seguirà sarà molto più in linea con Overlord, altro film di Julius Avery, che prendeva il nazismo e lo trasformava in fumetto. L’esorcista del Papa invece trasforma l’esorcismo ma anche proprio tutta la Chiesa in fumetto, a partire da quando compare la vera job description di padre Amorth: “Capo Esorcista del Vaticano dal 1986 al 2016”. Frase che da sola fa esplodere tutto un immaginario americano fumettoso nella fantasia di un adolescente cresciuto con i cinecomics. Quando poi entra in scena il papa ed è Franco Nero allora anche il cuore cinefilo più esperto capisce e fa in modo che il suo animo si disponga di conseguenza a quel che sta per arrivare. E non sarà deluso. Siamo più dalle parti di Dwayne Johnson che da quelle di Max Von Sydow, se lo si tiene presente subito c’è di che divertirsi.

Nella storia di L'esorcista del Papa c’è un esorcismo impossibile per il quale è convocato padre Amorth, un vero duro che appena arriva beve whisky. Lui scoprirà che il demone è diverso dagli altri e che sotto quella chiesa sconsacrata dove avviene tutto ci sono resti risalenti all’Inquisizione che dimostrano che questa non ebbe origini umane ma demoniache (giustificazione molto conveniente!). Il demone era sepolto di fatto con quello che è un rimosso della Chiesa e scavando lo hanno risvegliato insieme alla memoria di quelle azioni. Poteva esserci tutto un livello di lettura più serio ma Avery lo dismette subito: questo non è quel tipo di film. Questo è un film in cui si grida: “L’armatura di DIO!!!!” brandendo degli artefatti magici e facendo esplodere fasci di luce in faccia ai demoni che urlano di dolore dentro delle segrete malefiche. Prima lo si capisce più ci si può divertire. Altrimenti si rischia di arrivare al finale in cui viene svelato una specie di quartier generale dell’esorcismo ipermoderno (nel Vaticano eh, pieno di preti) da cui il Papa comanda le missioni ai suoi agenti e capire troppo tardi che il film non voleva spaventare ma eccitare.

Lo sappiamo che spesso i film di esorcismi hanno dato ai loro protagonisti (i preti) caratteristiche da eroi d’azione e fatto dei demoni dei villain mostruosi, insomma hanno trasfigurato i ruoli in quelli del cinema in modi smaccati e per questo fanno ridere. Qui siamo oltre, sia per le inquadrature, che per le musiche che già per la scelta di casting. Tutto sottolinea eroismo, durezza e coolness estrema di questo padre Amorth e Russell Crowe forse non è mai stato così aderente alle caratteristiche dell’action hero come in questo film (fa lo scemo con le suore, entra in scena con sguardo torvo ed è sfrontato con i superiori). Non è facile unire queste due componenti e insieme trasmettere il carisma da supereroe terreno che sa emanare, e non c’è da scherzare a dire che forse è una delle sue migliori prestazioni degli ultimi anni anche se non propriamente la più raffinata.

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