Eriadan 11, la recensione

Abbiamo recensito per voi Eriadan 11 edito da Shockdom

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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In questo momento sono in treno, e seduti di fianco a me ci sono un padre con la figlia, indaffarata a porgli quesiti esistenziali sul mondo circostante.
“Papà, come si chiamano questi treni?”
“Sono cuccette.”
(No, in realtà no, sono normali scompartimenti, le cuccette sono quelle dei treni notturni. Metto a tacere la mia anima da precisino e continuo ad ascoltare.)
“E perché si chiamano cuccette?”
Il padre si è rovinato con le sue stesse mani, continua a rispondere a domande di cui ignora la risposta, ed è rimasto intrappolato in una spirale di curiosità infantile da cui probabilmente non riuscirà mai a uscire vivo.

Per molti lettori le strisce di Paolo Aldighieri, in arte Eriadan, sono ormai un appuntamento fisso: il primo fumetto italiano online e anche il più longevo, continua a raccontare la vita quotidiana del suo autore con una visione poetica e divertente.
La vita matrimoniale, il lavoro di professore, gli animali domestici, il mondo circostante e il tavolo da disegno sono gli elementi attorno ai quali ruotano le giornate dell'autore e sui quali regolarmente apre una finestra per condividere coi lettori la sua visione delle cose.
Ormai è una tradizione anche l’uscita del volume contenente una selezione della produzione annuale di Eriadan: un acquisto ormai tradizionale per chi vuole collezionare una copia cartacea della sua lettura online, per chi vuole ringraziare o ripagare l’autore del fumetto disponibile gratuitamente sul Web, e anche per chi avere in formato cartaceo , chi magari per ringraziarlo o ripagarlo di una lettura disponibile gratuitamente sul web, chi per il materiale inedito presente in ogni albo.

Il sottotitolo di questo undicesimo volume è “Ma papà… perché…”, riferimento alla storia originale creata appositamente per questa uscita.
Bill Watterson rappresenta spesso il suo Calvin impegnato a chiedere informazioni al padre sui grandi perché della vita o chiarimenti sugli elementi del mondo circostante o sui comportamenti degli adulti che non è in grado di comprendere. Il padre provava un certo piacere cinico nel rispondergli in un modo per nulla vicino alla realtà, godendosi poi come il figlio credesse alle sue assurdità e come spesso si comportasse di conseguenza.
Eriadan ha un approccio simile con sua figlia, sostituendo però il sadismo con una fantasia quasi fiabesco: lo vediamo quindi raccontare una gara di velocità tra le gocce di pioggia per raggiungere il suolo, o paragonare un contadino a un compositore che arando traccia al suolo le righe del pentagramma per poi seminarci sopra le note. È una visione del mondo poetica, che allarga gli orizzonti della mente e che immerge in un mondo di sogno.

Nel frattempo, i quesiti nel mio scompartimento sono proseguiti:
“…Papà, perché in treno si parla a bassa voce?”
“Per non disturbare.”
…o per non diventare la cornice di una recensione su un fumetto online.
Di sicuro Paolo avrebbe risposto che si parla a bassa voce per evitare di risvegliare i dispettosi goblin che dormono nei piccoli anfratti tra un vagone e l’altro, o qualcosa di simile.
E forse sono queste le risposte che da bambini, e da lettori, preferiamo sentire.

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