Equinox: la recensione
Equinox è una variazione sul genere del folk horror abbastanza in voga negli ultimi anni
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È un periodo di riscoperta del genere folk horror sia al cinema che in televisione. Due dei più promettenti registi horror degli ultimi anni, Robert Eggers e Ari Aster, si sono mossi all'interno del genere (The Witch e Midsommar). In televisione invece abbiamo visto recentemente The Third Day con Jude Law, sempre molto ispirato ai canoni del genere. Equinox ci mette un pochino a svelarsi, ma alla fine anche questa serie tv proveniente dalla Danimarca aderisce perfettamente ai canoni del genere e di queste storie che mescolano folklore e terrore. Non tutto però convince come dovrebbe.
Equinox è basato sull'omonimo podcast creato da Tea Lindeburg, è composto da sei episodi e nell'arco della prima stagione riesce a raccontare una vicenda compiuta e conclusa. Il maggiore ostacolo per lo spettatore, occasionale e non, è rappresentato dal ritmo compassato e meditabondo della vicenda. La visione è opprimente quanto basta, i personaggi sono intrappolati in una cornice fredda e spenta rischiarata – si fa per dire – ogni tanto, da toni rossastri che definiscono le scene più oniriche. È una scelta stilistica che si sposa tanto con la scrittura quanto con la recitazione della serie tv ed è indice di una scelta coerente. Ma al tempo stesso il lavoro d'atmosfera non è mai così forte da giustificarla del tutto.