Enea, la recensione | Festival di Venezia
Troppo ambizioso e poco concreto, Enea è comunque uno dei film più interessanti dell'anno e mostra un'idea di cinema da promuovere
La recensione di Enea, il film di Pietro Castellitto, presentato in concorso al Festival di Venezia
Noi da subito ne sappiamo di più, ce lo dice la forma di Enea (il film, non il personaggio), che per il film è tutto. Quello che la storia racconta è sostanzialmente una famiglia, i guai di ognuno e l’insoddisfazione di ognuno (materia standard per il cinema italiano), ma lo fa con uno stile che lo rende unico invece che usuale. È un film allucinato in cui un vero centro non c’è mai, in cui esiste una parte criminale, una parte romantica, una parte borghese e su tutto regna l’umorismo inclassificabile di Pietro Castellitto, quello già mostrato con I predatori. Una festa in un locale gestito da Matteo Branciamore sovreccitato dalla cocaina è ripresa come un film di Refn, spesso entriamo nelle scene mentre le conversazioni sono a metà e l’immaginario del film coincide con quello kitsch dei personaggi: due amici, eccentrici gangster da salotto e benestanti da sempre, alla ricerca silenziosa di un senso nella vita.
C’è qui una delle maniere migliori di parlare dell’oggi, immaginando un mondo intero di banali in cui ognuno si percepisce eccezionale. Come tutto nel film lo capiamo dai dettagli, dalla cura dell’abbigliamento o dalla vita che fanno, dalle feste cui vanno o da come reagiscano ai torti percepiti (già un classico dei film di Castellitto) o ancora come siano vaghi e poco efficienti, continuamente sballottati dalla corrente mentre comicamente pensano di essere in controllo. L’esatto opposto di come procedono di solito le commedie italiane, affezionatissime al far dire ai personaggi i loro problemi o i loro sogni.
Alla fine quanto non tengano le redini della propria vita lo dimostrerà la parte criminale della trama (non amalgamata benissimo al resto), in cui trovate come il fenomenale domestico filippino assassino invece che servire il film si sostituiscono a esso e finiscono a soffocarne la chiarezza.
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