Ender's Game, la recensione
Tratto dal bestseller fantascientifico di Orson Scott Card, Ender's Game è una delle più sorprendenti avventure di fantascienza dell'annata...
C'è voluto più di un decennio per portare al cinema Ender's Game, romanzo di fantascienza del 1984 che racconta le origini del personaggio dell'omonima saga.
Il contesto è un futuro avanzato in cui la Terra, attaccata da una razza aliena di formiche (come sempre nel cinema contemporaneo più il nemico è mostruoso, repellente e visivamente respingente, più lo scopo è quello di generare un odio irrazionale che lungo il film va superato), si è armata per combattere una guerra spaziale. Le reclute scelte sono i bambini poichè dotati di una capacità di processare informazioni complesse superiore agli adulti. Ender in particolare viene selezionato per le sue spiccate doti strategiche e accede al massacrante allenamento della scuola ufficiali che lo porterà a brevissimo in guerra. E' quindi una storia americana al 100% (Gavin Hood, che ha adattato il libro oltre che dirigere il film, è sudafricano).
A prescindere da qualsiasi paragone con il libro il film di Ender's Game è un'opera di fantascienza tra le meno concilianti tra quelle viste in questi ultimi anni, capace di spingere sul lato più infame dell'umanità e di rappresentare l'educazione alla violenza, al limite del lavaggio del cervello, su un bambino, fino alle sue conseguenze finali. Non c'è efferatezza ovviamente, nè c'è il crudo senso della morte (che è solo annunciata fuoricampo), ma l'isolamento, l'odio, il rancore e la malevolenza ci sono tutte, in una maniera non eccessivamente diversa quanto a senso di frustrazione e impotenza dal modo in cui gli adolescenti sono costretti ad essere violenti gli uni con gli altri in Hunger Games.