Empire 2x16, "The Lyon Who Cried Wolf": la recensione

Ecco la nostra recensione del sedicesimo, inaspettatamente valido episodio della seconda stagione di Empire, con qualche colpo di scena finalmente funzionale

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Spoiler Alert
No, Lucious, non ci siamo: il falsetto non è proprio la tua area di competenza. Questo viene da pensare ascoltando la performance al pianoforte del protagonista di Empire, mentre si esibisce assieme ai figli Jamal e Hakeem sulle note di una canzone che, almeno in parte, è frutto del talento musicale della sua disturbata madre, Leah, ricomparsa dal regno dei morti in cui, fino a poche settimane fa, sembrava risiedere ormai da molti anni. L'evento è stato organizzato al fine di convincere il responsabili degli ormai famigerati premi ASA, D-Major, a concedere un posto in prima serata durante la cerimonia di premiazione all'intera dinastia Lyon. Posto che, va detto, è del tutto meritato, a fronte di un'esibizione che, seppur non originalissima - e inficiata dal suddetto falsetto - va, per una volta dritta al cuore dello spettatore.

La voce stridula di Lucious non è l'unico difetto di The Lyon Who Cried Wolf, sia chiaro: tuttavia, ci troviamo stavolta di fronte a un episodio che mette in luce, senza appello, le qualità migliori della serie Fox. Certo, restano alcuni dubbi sul realismo dei passaggi nodali del racconto, uno fra tutti quello relativo alla necessità, per un conclamato gigante della musica come Lucious, di dover lottare ancora strenuamente per ottenere l'attenzione dei media. Ma, di fatto, poco c'interessa, fintantoché questo asservimento porta a una svolta cruciale e interessante nella - da troppo tempo ristagnante - storyline di Jamal, attraverso la neonata storia d'amore con D-Major. Storia che, se verrà gestita con un minimo di sensibilità, potrebbe offrire a Empire l'occasione per approfondire un aspetto interessante: mostrarci Jamal nella situazione che, per buona parte della prima stagione, era stata appannaggio del suo ex, Michael, nonché raccontare una tendenza ben diffusa, da parte di chi ha fatto coming out, a pretendere che il resto del mondo si adegui ai propri medesimi tempi di risoluzione e consapevolezza.

Buone notizie anche sul fronte di due personaggi troppo a lungo trascurati dalla serie: Rhonda e Anika. Complici un paio di Louboutin, la moglie di Andre sembra riconoscere nell'amica colei che, nella tragica notte che funse da midseason finale, la scagliò giù dalle scale, mettendo a rischio la sua vita e facendole perdere il bambino che aspettava. Certo, legittimo riflettere sul fatto che Anika non sia l'unica a potersi permettere un paio di scarpe con la suola rossa, nel dorato mondo di Empire; ma il dubbio che s'insinua nella mente di Rhonda dovrebbe garantire, incuria sceneggiatoriale permettendo, qualche colpo di scena degno di questo nome, che non sia relegato a semplice filler di una trama smorta. La storia di Hakeem procede un po' stancamente, regalando blandi conflitti con Laura derivanti dall'ormai rodata rivalità con Tiana. Dove possano sfociare i conflitti tra i due fidanzati, non è argomento che al momento offra grande interesse al pubblico.

Ma arriviamo al gran finale, in cui confluiscono tutti i rivoli più o meno impetuosi scaturiti dagli ultimi, fiacchi episodi: il ritorno a casa di Leah Walker, madre di Dwight - o Lucious, che dir si voglia. A questa apparentemente innocua vecchietta si deve una delle conclusioni più surreali e, al contempo, efficaci che Empire possa ricordare. Svegliato il figlio nel bel mezzo della notte e chiarito di aver liquidato la domestica senza troppi convenevoli, l'anziana impone a Lucious di sedersi a tavola per assaggiare la pletora di torte con cui ha imbandito l'ampia tavola di casa Lyon. Il tutto, precisiamo, brandendo un coltello da cucina con aria non esattamente pacifica, sulle note inflazionate ma sempre mozzafiato dell'Allegretto tratto dalla Sinfonia n. 7 di Beethoven. Certo, un'abbuffata forzata di zuccheri non è la vendetta peggiore che ci si possa aspettare dopo 21 anni di reclusione forzata in casa di riposo - e conseguente morte ufficiale, con tanto di lapide. E, a fronte di un episodio in cui assistiamo alla definitiva eliminazione, da parte degli sgherri di Thirsty, della poco rilevante Harper Scott, Leah continua a non sembrare il peggior nemico sull'affollato campo di battaglia di Empire: eppure, c'è qualcosa di sottilmente inquietante, nel modo in cui Lucious si piega - per la prima volta - di fronte a qualcuno di palesemente più debole di lui.

In nome di questa inquietudine e dei dubbi che lascia sollevati, possiamo asserire senza troppi giri di parole che The Lyon Who Cried Wolf sia, a oggi, il miglior episodio di questa seconda stagione. Speriamo faccia da traino alle ultime due puntate, riscattando almeno in parte la stanchezza narrativa che ha opacizzato lo smalto della serie Fox.

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