Empire 2x12, "A Rose by Any Other Name": la recensione

Col nuovo episodio, Empire sembra tornare agli antichi splendori, costruendo una climax drammatica focalizzata solo sulle storyline principali

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Spoiler Alert
Buone notizie per tutti coloro che erano rimasti conquistati dai drammi roboanti, dai grandi dissidi familiari di shakespeariana memoria che avevano costituito l'ossatura della prima stagione di Empire: dopo lunga e penosa malattia, concretizzatasi in un indebolimento strutturale della forza drammatica, la serie Fox sembra essere tornata all'antico splendore con A Rose by Any Other Name, episodio che vede non solo morti illustri, ma un sapiente - e inedito, in questa seconda stagione - approfondimento psicologico, per una volta immune dalla frenesia narrativa che ci aveva abituati ad assistere a un sovraccarico d'eventi apparentemente scollegati tra loro.

I protagonisti di Empire torreggiano nuovamente nella loro ineluttabile solitudine, sia essa figlia dello stigma sessuale - come succede a Jamal (Jussie Smollett) - della perdita di un sogno familiare a lungo covato nella speranza della redenzione - è quel che sta vivendo Andre (Trai Byers) - o della presa di coscienza dell'isolamento che il ruolo di capo può determinare - questa la situazione del giovane Hakeem (Bryshere Y. Gray).

I tre fratelli sembrano, per una volta, schierati tutti dalla stessa parte e pronti a difendersi contro colui che nulla fa, ormai, per nascondere la propria diabolica natura: Lucious Lyon (Terrence Howard). Nel far ciò, tuttavia, non risparmiano l'uso delle stesse armi paterne da sempre deprecate: ecco quindi Hakeem manipolare Camilla (Naomi Campbell) come una pedina, sotto lo sguardo indulgente e vagamente ammirato di entrambi i fratelli e, per ovvi motivi, della machiavellica Cookie (Tataji P. Henson), impaziente di affondare le unghie una volta per tutte sull'Empire.

Se la linea narrativa legata ad Andre e Rhonda (Kaitlin Doubleday) sembra, a oggi, la più distante dalle vicende interne alla major discografica e, tuttavia, quella più psicologicamente accattivante, anche la parabola negativa di Hakeem sta conoscendo un'improvvisa quanto avvincente coerenza drammatica, mettendo il giovane di fronte alle prime scelte che la sua posizione - praticamente autoimposta - prevede: la manipolazione feroce dell'ex Camilla, la messa da parte della sfera sentimentale, rappresentata dalla pur amata fidanzata Laura (Jamila Velazquez). Staremo a vedere come il giovane leoncino affronterà la notizia della dipartita della sua antica fiamma, sempre che gli autori non ci stiano riservando qualche sorpresa.

A oggi, contro ogni previsione, la storyline più debole sembra essere quella di Jamal, ancora alle prese con gli strascichi della sua scappatella etero con Skye. Per quanto la tematica dell'emarginazione del musicista da parte della comunità gay che l'aveva eletto a proprio paladino sia, nelle sue tinte paradossali, piuttosto interessante, la sua trattazione necessita di nuovo ossigeno, o rischia di perdere ogni traccia di residuo mordente - sempre che ve ne sia ancora.

A parte ciò, bisogna quindi chinare il capo dinnanzi a quello che è, finora, il miglior episodio di questa stagione di Empire, in grado di focalizzarsi finalmente sugli elementi principali della trama senza rinunciare al proprio gusto per l'eccesso. Quella dei Lyon non è una storia per palati delicati, si sa: ma anche i sapori forti possono essere molto gradevoli, se mescolati con la sapienza dei grandi narratori.

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