Empire 2x01, "The Devils are Here" - La recensione

L'esordio della seconda stagione di Empire mantiene punto per punto le aspettative del pubblico, in un'overdose di eventi barocca e godibilissima

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Spoiler Alert
Pochi ritorni televisivi erano attesi quanto quello di Empire, la sfavillante e drammaticamente sovraccarica serie targata Fox dedicata al mondo dell'industria discografica hip hop. L'attesa è comunque stata ricompensata da un inizio di stagione intenso e rutilante, The Devils are Here, che conferma punto per punto i pregi della passata tranche di episodi. L'azione riprende tre mesi dopo l'arresto di Lucious Lyon (Terrence Howard) per l'omicidio di Bunkie Williams. In casa Lyon, gli attriti sono all'ordine del giorno come sempre: Hakeem (Bryshere Y. Gray) è certo della colpevolezza del padre, forse mosso anche dall'invidia nei confronti di Jamal (Jussie Smollett), attualmente a capo dell'Empire. Tuttavia, si esibisce durante il concerto per la liberazione di Lucious, aizzato dalla madre Cookie (Taraji P. Henson), desiderosa di mettere le mani sulla compagnia grazie all'eventuale appoggio economico di una facoltosa investitrice, Mimi Whiteman (Marisa Tomei). E l'entrata in scena di Cookie al concerto non lascia di certo indifferenti: calata dentro una gabbia travestita da King Kong, la matriarca della dinastia Lyon conferma da subito che lo smalto eccentrico e refrattario a ogni sobrietà di Empire è rimasto invariato rispetto alla prima, glitterata stagione. Ma è il demagogico discorso di Cookie a impressionare più del suo peloso travestimento, emblema della strumentalizzazione che è alla base di tutti gli snodi narrativi della serie creata da Lee Daniels e Danny Strong.Persino da dietro le sbarre, Lucious continua a controllare le sorti dei propri familiari

A dispetto della prima stagione, nello schema che ripropone la struttura base del Re Lear shakespeariano, l'idealista Jamal si stra trasformando: la Cordelia irreprensibile e ingiustamente ostracizzata del passato è ormai proiettata a essere il degno successore di suo padre nel bene e nel male; perché, sembrano dirci gli autori, il potere corrompe irrimediabilmente anche gli animi più puri. C'è da dire che il giovane erede della dinastia sembra soffrire molto non solo il peso di tale potere, ma soprattutto le ripercussioni che la sua nuova posizione di presidente dell'Empire sta avendo sulla carriera di cantante. Riallacciati i rapporti con l'ex fidanzato Michael (Rafael de la Fuente), Jamal si trova a dover fronteggiare l'attacco da un lato di Cookie e Hakeem, dall'altro del fratello maggiore Andre (Trai Byers), tutti accomunati dal desiderio di ingraziarsi Mimi per potersi accaparrare l'Empire. Tuttavia, il colpo di scena è dietro l'angolo: messo in allarme dal padre, Jamal riesce a tirare dalla propria parte Mimi, vanificando i piani degli aspiranti presidenti della compagnia. A nulla vale il sacrificio di Anika (Grace Gealey), disposta a immolarsi nel talamo della ricca investitrice. Insomma, i patti sono chiari: persino da dietro le sbarre, Lucious continua a controllare le sorti dei propri familiari, dominando la scena come ogni patriarca che si rispetti.

Frattanto, in galera, un nuovo pericolo sorge per Cookie: Frank Gathers (Chris Rock), ex capo suo e di Lucious stesso durante il loro burrascoso passato criminale, scopre di essere finito in carcere per colpa di una soffiata della donna. La vendetta si preannuncia cruenta, specie per un tipo come Frank, che a coronamento di un ritratto non certo edificante ha pure il grazioso hobby del cannibalismo. La consegna, in una scatola dei fiori, della testa mozzata del cugino di Cookie spinge infine la donna a fare ciò che tutto il pubblico aspettava con ansia: recarsi dal marito in carcere per sistemare il problema. E Lucious non esita un attimo, risolvendo l'increscioso incidente col suo solito stile teatrale che a noi piace tanto. Ciò non basta a far tornare la pace in casa Lyon: la frattura tra Jamal e il resto del clan è ormai evidente, e l'uomo si ritrova da solo a difendere la società dalle grinfie di troppi avvoltoi.C'è da essere soddisfatti: The Devils are Here mantiene ogni singola promessa lasciata in sospeso dal finale della scorsa stagione. La colonna sonora che è ossatura dell'episodio, con i suoi testi iperdidascalici, accompagna lo svolgimento della storia come il coro di una tragedia greca in salsa kitsch. Le allusioni alla politica americana e al mondo dello spettacolo non mancano e sono tutte piuttosto gustose anche per il pubblico europeo; l'humour è sempre tagliente e immediato, nella miglior tradizione della serie. Ciò che stupisce sopra ogni cosa è la perdita d'importanza di ogni realismo sentimentale - diciamoci la verità, la relazione tra Cookie e Lucious è ormai divenuta davvero troppo complicata da risultare credibile, eppure non vediamo l'ora che la storia offra qualche improbabile spunto per giustificare la loro presenta nella stessa stanza. Se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo stare tranquilli: un sole luminoso e barocco sta sorgendo sull'orizzonte di Empire.
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