Emerald City 1x08, "Lions in Winter": la recensione

Ecco la nostra recensione dell'ottavo episodio della prima stagione di Emerald City, in cui scopriamo la vera identità di Tip ed Eamonn

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Spoiler Alert
A due episodi dalla fine della propria prima stagione (e, forse, del proprio corso), Emerald City inizia a svelare le carte, concedendo allo spettatore - oltre alla consueta dose di raffinate suggestioni visive - il sollievo e il brivido di qualche scoperta inaspettata, per quanto ventilata. Tra di esse spicca, indubbiamente, la rivelazione della vera identità di Tip, alias Ozma, alias l'erede al trono del regno di Oz, sopravvissuta al massacro della propria famiglia a opera del Mago grazie all'intervento di Eamonn, che scopriamo - verso la fine dell'episodio - non essere altri che l'iconico leone in cerca del proprio smarrito coraggio.

La sorpresa è stemperata da una puntata, per il resto, fiaccata dalla scarsa empatia nei confronti di Dorothy che rimane, a oggi, il personaggio meno affascinante della serie diretta da Tarsem Singh. Le sue peripezie amorose con Lucas/Roan ci coinvolgono ben poco, così come il rifiuto da parte di Sylvie di seguire la ragazza, evadendo dall'asettica prigione della Strega del Nord. Proprio questo mancato coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore sottolinea impietosamente il peccato mortale di Emerald City: l'occasionale superficialità di scrittura. Con un personaggio come Dorothy, il cui passato affonda le radici in un abbandono doloroso, si sarebbe potuto costruire un percorso emotivo ben più appassionante, in grado di veicolare l'attenzione del pubblico fino all'ultimo episodio, senza costringerlo ad attendere con impazienza il momento in cui il focus si concentri su una storyline altra da quella della protagonista.

Assai più interessanti risultano, in Lions in Winter, le traversie di West, che offrono ad Ana Ularu l'occasione per mettere in luce le sue doti drammatiche. Tra i numerosi personaggi che ci sono stati presentati, quello della strega dell'Ovest è probabilmente quello meglio delineato, oltre ad aver goduto di una tridimensionalità accresciuta rispetto a quanto mostrato nelle opere di Baum. Anche il cammino di Jack e la sua bizzarra relazione con Langwidere suscitano una certa curiosità, oltre a sottolineare con una certa arguzia i paradossi dell'amore.

Vorremmo poter gustare lo stesso accattivante sapore anche seguendo le vicende di Glinda, ma il poco tempo concessole sullo schermo non giova a farci comprendere con chiarezza la sua vera natura e, inoltre, di parteggiare per lei nella rivalità amorosa con Dorothy. In ogni caso, la vaghezza che aleggia attorno al suo personaggio non può competere con la fitta coltre che avvolge il Mago, la cui inspiegata crudeltà poggia su basi ancora troppo instabili, narrativamente parlando. Confidiamo che i prossimi due episodi possano colmare le troppe lacune presenti nella costruzione del suo personaggio e di quello di Dorothy, concedendo alla stagione - e allo show - la conclusione che merita.

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