Emerald City 1x05, "Everybody Lies": la recensione

Ecco la nostra recensione del quinto episodio della prima stagione di Emerald City, intitolato Everybody Lies, in cui scopriamo di più sul passato di Lucas

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Spoiler Alert
Si chiude con un efficace colpo di scena il quinto episodio di Emerald City, nonché il più stringato e coeso finora offertoci dalla serie targata NBC e diretta da Tarsem Singh. Giunti a metà stagione, i personaggi sono finalmente delineati con maggior chiarezza, senza però rinunciare alla componente di imprevedibilità che l'intreccio tra le loro storyline comporta. La separazione tra Dorothy e Lucas, avvenuta alla fine dello scorso episodio, giova al racconto, consentendoci di focalizzarci da un lato sulla detenzione e fuga della ragazza, prigioniera per breve tempo di West, e sul suo secondo incontro con Tip; dall'altro, abbiamo l'occasione di comprendere le ragioni per cui Lucas, alias Roan, è ricercato dalle guardie della Città di Smeraldo, essendosi - a quanto pare - macchiato della morte di ben dieci uomini.

La parabola di ricerca della propria identità sembra essere il filo conduttore di buona parte dei protagonisti di Emerald City, e in Everybody Lies questo elemento introspettivo diviene pretesto narrativo ben evidente: mentre Jack si riconcilia romanticamente con la principessa Langwidere e con la propria nuova forma biomeccanica, Tip lotta ancora con le sembianze femminili che non le appartengono, e Lucas si scontra con un passato che gli viene riferito, ma delle cui nefandezze stenta a riconoscersi come responsabile. In questo senso, la menzogna cui accenna il titolo diviene il passaggio obbligato attraverso cui ciascuno dei personaggi deve passare per comprendere la propria essenza e arrivare a comprendersi veramente.

Non fa certo eccezione Dorothy che, sottrattasi grazie alla complicità di Tip alla segregazione di West, riesce infine a raggiungere il Palazzo del Mago; qui, dopo aver citato la propria madre di fronte all'uomo, viene da questi riconosciuta e chiamata per nome. La ragazza, ansiosa di tornare in Kansas, sembra invece essere approdata in quella che era la sua terra d'origine, proprio mentre il Mago rivela, attraverso l'ascolto dei Pink Floyd, la sua origine forestiera rispetto al mondo di Oz. Un incrocio interessante, che apre le porte a un dubbio che ha serpeggiato fin dall'inizio nella mente degli spettatori: Dorothy potrebbe essere la figlia del Mago? È ancora presto per saltare alle conclusioni, ma gli indizi sembrerebbero puntare nella direzione di una conoscenza nient'affatto superficiale tra l'uomo e la madre di Dorothy, Karen Chapman.

A prescindere dalle rivelazioni che i prossimi episodi ci riserveranno, sembra che Emerald City abbia trovato una propria precisa identità e stia procedendo in modo organico verso una coerente evoluzione della storia e, prima ancora, dei propri personaggi: pur mantenendo un alone di mistero soprattutto su Glinda e sul Mago, la serie non cade nella trappola di aggiungere carne su una brace già gremita, limitandosi a raffinare gli elementi già messi in gioco per creare un collante emotivo crescente tra il prodotto e il suo pubblico.

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