Emerald City 1x03, "Mistress-New-Mistress": la recensione
Il terzo episodio di Emerald City guadagna in spessore e drammaticità, rinunciando alla frenesia narrativa in favore di una saggia selezione di eventi
La vicenda di Tip, ben nota a chi conosce la saga di Baum, si tinge di dolore e diviene quasi metafora della fine dell'infanzia, laddove la ragazzina scopre, una volta per tutte, di essere stata forzatamente costretta per tutta la vita in un corpo maschile, e di essere approdata ora a una forma fisica in cui, per più di una ragione, non riesce a riconoscersi. È questa forse, a oggi, la declinazione più riuscita della modernizzazione tentata da Emerald City, in cui le caratteristiche primigenie del personaggio letterario vengono sapientemente adattate a problematiche e sensibilità contemporanee. Il goffo approccio dell'amico Jack e il conseguente, prevedibile rifiuto di Tip sfociano, nel finale dell'episodio, in una tragedia che apre il campo a un'incertezza - inedita nei romanzi - sul futuro dei due ragazzi.
Non siamo davanti a un episodio perfetto, chiariamo: le avventure di Dorothy Gale risultano ancora vissute con fin troppa naturalezza dalla ragazza, catapultata improvvisamente in un contesto incantato certo distante anni luce dalla quiete domestica del Kansas, turbata al più da qualche uragano. La perplessità sulla sostanziale assenza di meraviglia da parte della protagonista è solo in parte lenita dalle crescenti prove che la giovane sia originaria di Oz, complice il ritrovamento di oggetti appartenuti alla madre Karen. A parziale riparo degli eventuali dubbi sulla verosimiglianza psicologica di Dorothy, la sequenza nella fortezza colpita dall'uragano tocca vertici di rara potenza visiva, sia per la sapiente scelta scenografica che per la tensione derivata dalla menzogna della ragazza che, per la prima volta, si ritrova a fare i conti con i poteri derivanti dai misteriosi guanti di rubino della Strega dell'Est - efficace sostitutivo delle scarpette d'argento dei romanzi di Baum.