Emerald City 1x03, "Mistress-New-Mistress": la recensione

Il terzo episodio di Emerald City guadagna in spessore e drammaticità, rinunciando alla frenesia narrativa in favore di una saggia selezione di eventi

Condividi
Se l'esordio della scorsa settimana aveva messo in campo fin troppi elementi narrativi, a scapito dell'approfondimento dei protagonisti, Mistress-New-Mistress riesce a conferire a Emerald City la tensione drammatica che sembrava carente nelle prime due puntate. Complice la separazione ben distinta delle diverse storyline, la trama guadagna in chiarezza e i personaggi in spessore, in un contesto visivo affascinante e ricco di soluzioni estetiche mozzafiato come il miglior Tarsem Singh sa fare.

La vicenda di Tip, ben nota a chi conosce la saga di Baum, si tinge di dolore e diviene quasi metafora della fine dell'infanzia, laddove la ragazzina scopre, una volta per tutte, di essere stata forzatamente costretta per tutta la vita in un corpo maschile, e di essere approdata ora a una forma fisica in cui, per più di una ragione, non riesce a riconoscersi. È questa forse, a oggi, la declinazione più riuscita della modernizzazione tentata da Emerald City, in cui le caratteristiche primigenie del personaggio letterario vengono sapientemente adattate a problematiche e sensibilità contemporanee. Il goffo approccio dell'amico Jack e il conseguente, prevedibile rifiuto di Tip sfociano, nel finale dell'episodio, in una tragedia che apre il campo a un'incertezza - inedita nei romanzi - sul futuro dei due ragazzi.

Medesima incertezza si annida all'orizzonte per il Mago di Oz, alias Frank Morgan - omaggio all'attore che interpretò il personaggio nel film cult del '39. Minacciato dall'arrivo della Bestia e per nulla confortato dalle previsioni della giovane, timida Anna, l'uomo si troverà presto a dover fronteggiare il castello di menzogne su cui ha costruito il proprio potere. La storyline relativa al Mago e alla Strega dell'Ovest resta quella, per ora, più ricca di incognite e, nonostante l'encomiabile performance di Ana Ularu nei panni della Strega, pesa in questa puntata l'assenza di Glinda, personaggio sfuggente ma, finora, tra i più affascinanti che la serie abbia proposto al suo pubblico.

Non siamo davanti a un episodio perfetto, chiariamo: le avventure di Dorothy Gale risultano ancora vissute con fin troppa naturalezza dalla ragazza, catapultata improvvisamente in un contesto incantato certo distante anni luce dalla quiete domestica del Kansas, turbata al più da qualche uragano. La perplessità sulla sostanziale assenza di meraviglia da parte della protagonista è solo in parte lenita dalle crescenti prove che la giovane sia originaria di Oz, complice il ritrovamento di oggetti appartenuti alla madre Karen. A parziale riparo degli eventuali dubbi sulla verosimiglianza psicologica di Dorothy, la sequenza nella fortezza colpita dall'uragano tocca vertici di rara potenza visiva, sia per la sapiente scelta scenografica che per la tensione derivata dalla menzogna della ragazza che, per la prima volta, si ritrova a fare i conti con i poteri derivanti dai misteriosi guanti di rubino della Strega dell'Est - efficace sostitutivo delle scarpette d'argento dei romanzi di Baum.

In conclusione: alla consueta suggestione della regia di Tarsem Singh, Mistress-New-Mistress sembra finalmente accostare un'attenzione maggiore alle psicologie dei propri protagonisti, rinunciando alla frenesia narrativa in favore di una più moderata e significativa selezione di accadimenti rilevanti e contestualizzati. Tutto ciò fa ben sperare per il prosieguo di una serie che, sin da subito, ha lasciato intravedere un potenziale ben al di sopra di quanto dimostrato nei primi due confusi episodi, ma che manifesta in questa terza puntata un vivido segnale di ripresa.

Continua a leggere su BadTaste