Elliot, la recensione
Abbiamo recensito per voi Elliot, la miniserie Wilder di Jacopo Paliaga, Ludovica Ceregatti e Adele Matera
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
I due grandi problemi dell’adolescenza sono: trovarsi un posto nella società e, allo stesso tempo, trovare se stessi.
In una realtà in cui non esistono eroi in calzamaglia pronti a sventare ogni minaccia, un tredicenne viene dunque travolto da una serie di eventi che lo portano a diventare il volto del Regno Unito, a incontrare la Regina Elisabetta e a essere amato - quanto temuto - dall'uomo della strada. Ma come ben sanno i lettori di fumetti americani, i supereroi sono definiti dai propri avversari, e ben presto l’enigmatico omicida dei genitori di Elliot si palesa in tutta la sua brutalità e con un machiavellico piano volto a perpetuare il suo dominio sul pianeta.
Il mito del "supereroe con super problemi" di marvelliana memoria rivive in questi sei capitoli, ma, sebbene il linguaggio sia fresco e tanti siano i richiami alla cultura popolare, i personaggi non risultano approfonditi al meglio. Lo sceneggiatore opera infatti un’estrema operazione di compressione della trama, scelta che se da un lato permette di mantenere un ritmo serrato, dall'altro non riesce a offrire il giusto spazio alle dinamiche necessarie per definire al meglio i protagonisti della vicenda, come pure le interazioni tra loro; nello specifico, l'interazione tra Elliot e Abigail risulta non del tutto esplorata.
Va detto che il primo episodio di Elliot non aveva mancato di stupirci, ai tempi della pubblicazione, catturando la nostra attenzione grazie a un incipit molto interessante - lo sviluppo di un supereroe vicino alla tradizione moderna tracciata da Brian Michael Bendis con Ultimate Spider-Man e da Robert Kirkman con Invincibile - e ai disegni della Ceregatti, disegnatrice che aveva già ben impressionato per il suo lavoro sulle pagine di A Sort of Fairytale e sui fascinosi flashback di Aqualung. A malincuore, dobbiamo registrare un’involuzione dell’artista, che, capitolo dopo capitolo, incappa in continui errori di natura prospettica e anatomica. Il montaggio della tavola, inoltre, risulta fin troppo scolastico: manca la voglia di osare e giocare con inquadrature dinamiche. Una prova decisamente discontinua e mortificante per la storia, che perde il supporto artistico e resta priva della sua potenza d'impatto.
Interessante il lavoro ai colori di Adele Matera, colorista in grado di conferire il giusto tono alle diverse fasi del racconto con una scelta di tinte peculiari ma mai fuori luogo. Ogni capitolo sembra dominato da una tonalità diversa, quasi ad assecondare le diverse fasi dell'epopea, e il contrasto caldo-freddo esalta la componente emozionale del racconto. Una prova convincente che conferisce solidità a tavole spesso prive di mordente e che pone l'attenzione su un ruolo - quello del colorista - spesso sottovalutato nella creazione di un fumetto.
Un’occasione mancata: così appare Elliot una volta giunti al finale. Tanti buoni spunti, firme che hanno dato prova - in altre circostanze - di grande qualità, ma che questa volta non hanno saputo trovare la giusta alchimia. La speranza è che ci possa essere una seconda stagione con cui correggere le sbavature che non hanno fatto decollare del tutto questa miniserie.