Elena lo sa, la recensione

Più che sul Parkinson della protagonista, Elena lo sa si concentra sul rapporto madre-figlia. Non scade mai nella soap opera, ma si perde lo stesso per strada

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La nostra recensione di Elena Lo sa, disponibile su Netflix

Elena, protagonista di Elena lo sa, è un'anziana signora affetta dal Parkinson, e su questoil filmpunta molto forte inizialmente. Dalle prime scene, è chiara l'intenzione della regista Anahí Berneri di metterci in sintonia con la donna, seguita dalla macchina da presa nelle azioni più quotidiane. Cosa significa avere il Parkinson però non emerge mai veramente, perché non aderiamo mai al suo punto di vista con inquadrature soggettive, la guardiamo sempre da fuori. C'è tanto pudore ma anche un senso di distacco, un'incapacità di scavare nel profondo della malattia, che alla lunga diventa quasi uno specchietto per le allodole. La donna ha infatti una figlia, Rita, che lavora come insegnante e si prende cura di lei. All'improvviso, quest'ultima viene trovata morta: la versione ufficiale parla di suicidio, ma la madre non ci sta e, dal momento che nessuno l'aiuta, inizia a indagare da sola.

Elena lo sa presenta dunque una cornice mystery, ma di fatto il vero fulcro della storia è il rapporto madre-figlia. La donna comincia infatti a rivivere diversi momenti passati con Rita, da cui emerge un genitore autoritario e una ragazza apparentemente non curante dei problemi di Elena. Ma, rivivendo i momenti passati insieme, la donna prende coscienza dell'attaccamento di Rita a lei, di come certi suoi atteggiamenti derivassero della sua difficoltà nel fare i conti con la malattia. Così l'aspetto peculiare della vicenda viene lasciato sullo sfondo, per raccontare una classica storia di riappacificazione, seppur tardiva, tra le due figure. Nei vari flashback, lodevole è come non si cerchi l'emozione a tutti i costi, le facile lacrime. Allo stesso tempo è evidente come molti di questi siano superflui alla narrazione, un modo per allungare il brodo di una vicenda che, tolta la premessa di partenza, si appoggia su una struttura narrativa assai convenzionale.

Seguiamo infatti la lotta di una donna sola contro tutti, nell'indifferenza della polizia e degli uomini di Chiesa, che vuol fare luce su fatti scomodi, andando incontro ad un percorso di consapevolezza. Seppur lontana dai toni enfatici del melodramma, Elena lo sa chiede dunque molta pazienza per potersi appassionare alla sua storia, di sorvolare sul manicheismo delle forze in campo e sulla meccanicità dell'intreccio. Un'improvvisa rivelazione sul finale proverà così a riaccendere l'interesse nelle vicende, ma sarà ormai troppo tardi.

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