Elektra voll. 1 - 2: Linea di sangue - Riverenza, la recensione

Il rilancio All-New Marvel NOW! ha proposto un'interessante versione di Elektra sceneggiata da W. Haden Blackman

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo aver ucciso Elektra Natchios nel 1982, Frank Miller ha ripreso il suo personaggio in occasione della miniserie Elektra: Assassin e della graphic novel Elektra vive ancora chiedendo però alla Marvel che la letale ninja vestita di rosso non venisse riutilizzata in seguito. Ma la casa editrice voleva sfruttare il successo del personaggio e, dopo aver tentato invano di convincere il suo creatore a dedicarsi a una serie regolare, a metà degli anni '90 decide di realizzarla senza il consenso di Miller, che da quel momento si dichiara in netto contrasto con la Casa delle Idee.

Da allora Elektra è comparsa come comprimario in diverse storie o in semplici cammeo, ma ogni tentativo di proporre una testata che avesse come protagonista la spietata assassina di origini greche non ha mai prodotto opere memorabili. Il tentativo più riuscito, seppur non esente da difetti, è quello effettuato all'interno del rilancio All-New Marvel NOW!, affidato a W. Haden Blackman (Batwoman, Star Wars Republic) che imbastisce una vicenda in grado di soddisfare e sorprendere i lettori più fedeli, ma anche di presentare il personaggio a chi non lo conosce a dovere.

L'Elektra di Blackman è un'antieroina dura e distaccata che lascia trapelare attraverso le sue riflessioni i dubbi e le fragilità che si porta avanti nella sua carriera da killer continuando a domandarsi come sarebbe stata la sua esistenza se avesse fatto scelte differenti.

Linea di sangue e Riverenza sono due cicli di storie in cui la ninja di rosso vestita si trova a dover viaggiare in luoghi esotici per mettersi sulle tracce di un assassino di assassini che sta decimando la categoria eliminando gli elementi migliori. Dietro questa ricerca si cela però qualcosa di differente e la mercenaria si troverà a fronteggiare il suo passato in diverse forme, anche attraverso sequenze oniriche e psichedeliche.

La trama ha qualche colpo di scena, ma non si distingue certo per l'intreccio rivelandosi nel corso della lettura una semplice scazzottata rocambolesca tra numerosi avversari, che soffre di una decompressione eccessiva. Chi fa risplendere questa miniserie è il disegnatore Mike Del Mundo, che con le sue tavole pittoriche riesce a fornire un'interpretazione visiva personale e graffiante che può ricordare l'approccio di Bill Sienkiewicz pur senza alcun tentativo smaccato di seguire le sue orme.

Il percorso da copertinista dell'illustratore permette a ogni vignetta di avere una forte potenza grafica arricchendo la narrazione soprattutto in presenza degli elementi sovrannaturali che vengono introdotti sempre più di episodio in episodio.

Purtroppo due numeri della serie sono stati realizzati da un disegnatore differente, Alex Sanchez, e la differenza stilistica e qualitativa si percepisce molto creando una piccola sbavatura in un prodotto che avrebbe potuto godere di una maggiore omogeneità per quanto riguarda l'aspetto più riuscito, ovvero l'impostazione e la realizzazione delle tavole.

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