Elektra

Vi ricordate il ciclo di Daredevil in cui esordiva un’assassina affascinante e terribilmente pericolosa? E la miniserie di Frank Miller e Bill Sienkiewicz a lei dedicata? Bene, è meglio che li dimentichiate...

Condividi

D’altronde, il film dedicato ad Elektra ha poco a che fare con questi capolavori (peraltro, gli episodi di Daredevil in questione erano già stati saccheggiati malamente per la pellicola con Ben Affleck), ma riprende la storia “The Order of Hand”, che francamente non conosco e che spiega cosa succede a questo personaggio dopo la sua morte.

Dato alla continuity quello che è della continuity, veniamo ad affrontare il film. E scopriamo un nuovo genere. Se infatti a Hollywood hanno sempre avuto successo le “prostitute dal cuore d’oro”, i creatori di questa pellicola hanno pensato di prendere spunto per creare “l’assassina dal cuore d’oro”. Prima, una spietata killer, che gode del suo lavoro e fa di tutto per aumentare il conto delle sue vittime, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Dopo, una tenera protettrice di padre e figlia in difficoltà .

Tutto questo perché? Incredibile a dirsi, per una cena. E’ questo il legame che unisce Elektra ai due, una cena, e che porta una terribile assassina a cacciarsi in guai inenarrabili. Poco realistico? Ma no, d’altronde deve essere stato servito qualche piatto veramente speciale.

Infatti, in quell’occasione la nostra eroina inventa scuse imbecilli sul suo presunto lavoro (anche se l’accostamento omicidi-licenziamenti è intrigante), ma poi fa capire chiaramente che la sua identità è un’altra. Inoltre, accetta tranquillamente le bugie dei due, pensando forse che un’organizzazione criminale voglia ucciderli per passare il tempo. La migliore battuta che sintetizza perfettamente la sua follia arriva dall’agente (“perché non compri loro anche dei biglietti per lo stadio?”).

Se il ruolo è stato scritto male, la presenza di Jennifer Garner aggrava decisamente la situazione. Sì, in Alias è bravina e ovviamente è fisicamente preparatissima, ma sulle sue qualità interpretative vengono dei grossi dubbi, soprattutto quando la vediamo commuoversi.
Ma forse dipende anche dall’incapacità del regista, quel Rob Bowman autore di tanti episodi di X-Files e che rappresenta una sicurezza. Sì, ma di qualità pessima, perché Bowman è uno di quei registi fracassoni, che pensa di dover inserire corpi che si polverizzano in maniera ridicola, ralenti assurdi e musica rozzissima per fare un film. E già che c’è, perché non mettere un po’ di scene d’azione straviste (e talvolta anche illogiche) e soprattutto di fare della psicanalisi da quattro soldi sul passato di Elektra?

Ma basterebbe fargli capire che cinque villains (di cui almeno un paio praticamente fanno un cammeo) in un film del genere sono francamente troppi se si vuole essere presi sul serio. E che se si vuole stupire il pubblico, sarebbe meglio non annunciare così platealmente la svolta che si propone. Del sensei stereotipato interpretato da Terence Stamp (ah, quanto sono lontani i tempi di Superman 2), meglio tacere.

Insomma, senza voler esagerare, possiamo dire che l’accoppiata delle pellicole Daredevil-Elektra rimarrà nella storia del cinema. Difficile infatti trovare due film collegati così brutti...

Continua a leggere su BadTaste